«Berlusconi approvò il sequestro Abu Omar»

Diversi dirigenti della Cia a Washington, protetti dall’anonimato, sostengono che il sequestro dell’imam di Milano fu concordato con il Sismi e autorizzato personalmente da Silvio Berlusconi. Lo scrive il Washington Post in un ampio reportage con nuove rivelazioni sull’operazione segreta dell’intelligence americana in Italia. Il portavoce della presidenza del Consiglio, ieri sera, ha «smentito categoricamente»: «Né Palazzo Chigi né alcuna altra istituzione italiana sono mai stati avvertiti né tanto meno informati del sequestro. Del resto, la stessa fonte non solo esclude che gli Usa abbiano informato l’Italia, ma addirittura rivela un preciso piano di depistaggio nei confronti delle autorità italiane». La nostra intelligence a Roma aggiunge che l’accusa al Sismi si fonda «solo su affermazioni anonime» e «dichiaratamente non documentabili».
Già il Washington Post premetteva che il Sismi e il governo italiano hanno sempre «negato fermamente di aver avuto alcun ruolo nel rapimento» di Abu Omar, l’imam sequestrato a Milano il 17 febbraio 2003, ma l’articolo di ieri rivela che nella Cia ora c’è chi giura il contrario. Diversi «funzionari dell’intelligence Usa», tutti in carica all’epoca o ancora in servizio, «hanno dichiarato che la Cia aveva informato in anticipo le sue controparti dell’intelligence militare italiana». Le fonti del Washington Post non sono identificabili («perché non autorizzate a parlare»), ma appartengono ai vertici dell’agenzia e riferiscono quanto fu loro comunicato dagli 007 «operativi» a Roma. Dopo il primo avviso al Sismi, scrive il quotidiano, «i funzionari della Cia che avevano deciso di catturare Abu Omar dissero ai loro superiori che i servizi segreti italiani avevano avuto il via libera dal primo ministro Silvio Berlusconi». Lo stesso Post sottolinea però di «non avere documentazione scritta per sostenere che Berlusconi sapesse». Anzi, gli 007 spiegano che «probabilmente non esiste»: «Il prezzo di queste missioni è che se ti scoprono, devi cavartela da solo».
Il giornale collega queste rivelazioni ai «segnali che l’inchiesta sta diventando sempre più scomoda per il governo Berlusconi»: il ritardo del ministro Castelli nel trasmettere la richiesta di estradizione dei 22 agenti Cia accusati del sequestro; e il suo attacco al pm Spataro, indicato come «militante» di sinistra. L’articolo però sottolinea che i pm hanno «stretti rapporti con l’Fbi» e che i giudici hanno appena respinto il ricorso del capo centro della Cia a Milano, spiegando che le prove «rimuovono ogni dubbio sul sequestro».
Per il Washington Post , tra l’altro, la prima notizia è che la Cia aveva trasmesso a Roma un falso dossier che millantava una fuga di Abu Omar nei Balcani: negli Usa sarebbe un reato di «ostruzione della giustizia». Il presunto via libera del Sismi e addirittura di Berlusconi è invece riportato solo a metà articolo, perché la prassi della rendition impone alla Cia di avvisare sempre i servizi e i governi alleati.
Nel primo caso conosciuto in Europa – due egiziani caricati il 18 dicembre 2001 sull’aereo N379P a Stoccolma – la Cia si limitò a fornire la «prigione volante»: la cattura fu eseguita dai servizi segreti svedesi e addirittura approvata dal loro governo riunitosi d’urgenza alle 2.30 di notte.