Le liberalizzazioni – dicono – fanno bene all’economia: può darsi. Ma è sicuro che nel 2005 hanno fatto malissimo alle tasche delle famiglie italiane. Da un dossier del ministero dell’Economia – Dipartimento del Tesoro – emerge che nell’anno che sta per terminare i prezzi e le tariffe dei beni cosiddetti liberalizzati sono cresciuti in media del 5,1%, più del doppio del tasso d’inflazione (poco sopra il 2%) misurato dall’indice nazionale dei prezzi al consumo calcolato dall’Istat. I primi 10 mesi del 2005 si sono chiusi all’insegna del caro-petrolio con un aumento del 14,5% sullo stesso periodo 2004 con punte che arrivano ad oltre il 17% per il gasolio riscaldamento. Ma tra gennaio e ottobre si segnala anche il caro-giornale: il costo di un quotidiano è infatti salito mediamente del 6,1%. Aumenta anche il bene primario per eccellenza: un litro di latte è rincarato del 2,5%. Stesso aumento per la Rc auto. Ma le variazioni percentuali cumulate dai prezzi delle assicurazioni tra il 1999 e il 2004 sono state del 108,6% contro il 22,7% della zona euro. Nello stesso periodo, in Francia l’aumento è stato di appena l’8,6%, in Germania del 17,1%, in Spagna del 42,5% e nel Regno Unito del 65,3%.
Nel 2005 le famiglie italiane hanno dovuto fare i conti con gli straordinari aumenti dei prodotti energetici – elettricità, metano e carburanti – che sono stati spinti al rialzo dalla fiammate del greggio e che tirano la classifica dei rincari targati 2005. Ma pesante è stato anche per i portafogli delle famiglie il salasso per i voli aerei: le tariffe sono salite in media 19,1%. Le compagnie aeree danno la colpa dal prezzo del carburante, ma gli aumenti praticati sono stati molto superiori agli aumenti del combustibile utilizzato. Per chi si attendeva i promessi benefici dal processo di liberalizzazione di molti settori, la delusione sembra certa: il rincaro del 5,1% dei prezzi liberali, certificato dal Tesoro nei primi 10 mesi dell’anno, è infatti il più alto degli ultimi 5 anni. Il tutto mentre si ha la conferma che per i prodotti e servizi nei quali è ancora pratica corrente il prezzo amministrato, l’inflazione è decisamente meno alta. Nello steso periodo, infatti. i prezzi amministrati hanno registrato un aumento di solo il 2,0%, in linea con il costo della vita e in linea con il trend degli ultimi anni.
Scorrendo i numeri delle tabelle diffuse del Dipartimento del Tesoro, qualche sollievo per la spesa delle famiglie si registra invece sul fronte della telefonia, i cui prezzi sono scesi – nei primi 10 mesi dell’anno – dell’1,3%, mentre i medicinali del Servizio sanitario nazionale hanno segnato un flessione del 5,2%. E, nella lista dei singoli generi, diminuzioni, anche se contenute (-0,7%), si segnalano per lo zucchero ed i medicinali di fascia C (la cui variazione è solo un «stima») che presentano un diminuzione dello 0,3%. Altra flessione è quella del piatto tipico degli italiani – la pastasciutta per la quale il Tesoro indica un calo dell’1%. Nessun aumento, invece, per i servizi Bancoposta
Altro dato notevole: andare in vacanza costa sempre di più. Tra il 1996 al 2004 la variazione percentuale cumulata dei prezzi dei pacchetti vacanza è stata del 35,9%, contro il 24,1% della zona euro nel suo complesso. Nello stesso periodo l’incremento registrato in Francia è stato del 19,6%, in Germania del 12,6%, nel Regno Unito del 49,9%. Il Paese dove i pacchetti vacanza risultano essere pi fortemente rincarati e’ la Spagna, con un incremento del 94,1%.