Beirut accetta la risoluzione Onu

Che George Bush sia all’oscuro della realtà del Libano è stato confermato ieri quando, poche ore dopo l’approvazione della risoluzione 1701 da parte del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, ha chiesto al premier Fuad Siniora di «eliminare» l’influenza di Hezbollah nella vita politica libanese. Siniora ha ascoltato, pronunciato qualche frase di rito e aspettato con pazienza la fine della telefonata. Il premier, che appena qualche settimana fa non nascondeva la sua ostilità a Hezbollah e criticava Damasco e Tehran, sa bene che la guerra distruttiva scatenata da Israele contro il suo paese ha cambiato il quadro politico interno e che, mai come ora, Hezbollah è garante della stabilità del Libano e parte di un accordo nazionale che nessuno vuole o può rinnegare. Non è un caso che ieri Siniora – prima di presiedere il consiglio dei ministri che in serata avrebbe approvato all’unanimità la risoluzione Onu – abbia elogiato il comportamento della guerriglia di Hezbollah: «La fermezza dei combattenti della resistenza sul campo è stata molto importante, così come la fermezza e l’unità dimostrate dalla popolazione».
Il Segretario di Hezbollah, Hassan Nasrallah, ha colto l’importanza di mantenere e rafforzare l’unità nazionale libanese sorta intorno ai sette punti approvati due settimane fa dal governo Siniora per mettere fine al conflitto, nonostante la risoluzione Onu non preveda il ritiro immediato delle forze israeliane dal Libano del sud e dalle Fattorie di Shebaa e regali a Israele un «diritto alla difesa» che si trasformerà certamente in quello di «attacchi preventivi». «Non saremo di ostacolo ad alcuna decisione che il governo ritenga appropriata ma i nostri ministri esprimeranno delle riserve su quegli articoli che ritengono ingiusti e iniqui. Rispetteremo la cessazione delle ostilità, ma finché ci saranno offensive israeliane, la resistenza risponderà», ha detto ieri Nasrallah in un discorso alla televisione Al Manar. Il leader di Hezbollah ha definito «diritto naturale» la resistenza armata contro le truppe israeliane in Libano e ha lanciato un avvertimento: «né la resistenza, né il governo né il popolo devono commettere l’errore di credere che la guerra sia finita: la guerra non è finita», ha detto alludendo all’offensiva terrestre su vasta scala, fino al fiume Litani, lanciata da Israele e che forse di fermerà soltanto domani mattina.
Esperti e uomini politici libanesi hanno espresso cauto ottimismo sul futuro del paese ma mettono in guardia dall’atteggiamento di Israele che potrebbe cercare di mantenere un controllo indiretto sulle regioni meridionali del Paese. «Non tutti i punti della risoluzione 1701 sono soddisfacenti ma possono rappresentare una piattaforma per sviluppi futuri che dovranno avvenire nel rispetto dell’unità nazionale», ha detto il noto parlamentare Samir Franjeh, aggiungendo che «la risoluzione è troppo vaga sulle futuro delle Fattorie di Sheeba. Ad occuparsene sarà il Segretario generale dell’Onu Kofi Annan ma noi abbiamo bisogno del ritiro israeliano immediato da quella parte di territorio libanese». A proposito di Hezbollah, Rami Khoury, editorialista del Daily Star, ha detto che «da un lato le Nazioni Unite non intimando il disarmo immediato della resistenza hanno riconosciuto l’influenza e il prestigio che il conflitto ha dato a Nasrallah e ai suoi combattenti, dall’altro però la guerriglia sarà costretta ad abbandonare, almeno in parte, il Libano del sud e il partito sciita dovrà integrarsi sempre di più nel sistema politico». Quello dell’arretramento della guerriglia è stato uno dei temi al centro della riunione di ieri del governo Siniora. Si dovrà infatti tenere conto che molti dei combattenti di Nasrallah sono originari delle città e dei villaggi che hanno difeso a costo della vita contro l’avanzata israeliana. Non c’è alcun problema sullo schieramento di 15mila soldati libanesi nel sud, al quale Hezbollah ha assicurato piena cooperazione mentre rimane da definire il ruolo che avranno le migliaia di militari internazionali – tra cui, pare, 2-3mila italiani – destinati ad operare in sostegno dell’esercito regolare del Libano. Infine il più importante degli interrogativi: come e quando Israele ritirerà le truppe?
Se in Libano del sud sta per entrare in vigore il cessate il fuoco, in Israele la tregua politica, tra governo e opposizione, è terminata con la approvazione della risoluzione 1701. Per un mese il Likud ha sostenuto il governo Olmert, ieri invece ha attaccato a fondo il primo ministro accusandolo di essersi accontentato di una risoluzione «vergognosa». «Olmert aveva promesso il ritorno dei soldati rapiti il 12 luglio, la rimozione della minaccia dei razzi di Hezbollah e il disarmo dei miliziani libanesi. Non ha ottenuto nessuno di questi obiettivi», ha esclamato Gideon Saar, capo del gruppo parlamentare del Likud. Oggi il governo Olmert si riunirà per approvare la risoluzione 1701.