Battaglia a Westminster contro le leggi di Blair

Dopo gli attentati del 7 luglio scorso a Londra, il primo ministro britannico Tony Blair annunciò: «Le regole del gioco devono cambiare». Ora le norme che le dovrebbero sostituire sono al vaglio del parlamento, ma le proposte principali in esse contenute hanno incontrato un’opposizione così forte da rischiare di far cambiare idea al governo. E ieri nell’aula di Westminster i partiti dell’opposizione si sono uniti al coro di proteste contro le nuove misure già partito da organizzazioni di difesa dei dirittti umani come Amnesty International. I punti più criticati della legge anti-terrorismo in discussione sono l’aumento del periodo in cui un soggetto può essere imprigionato senza accusa – che passerebbe dagli odierni 14 giorni a tre mesi – e il reato di glorificazione indiretta del terrorismo.

Per assurdo, i principali oppositori della proposta sono i conservatori di destra, diventati i paladini delle libertà individuali contro le leggi avanzate da un governo teoricamente progressista.

«Queste proposte fanno a pezzi uno dei principi fondamentali sui quali si fonda il nostro sistema di diritti civili», ha dichiarato ieri in parlamento Dominic Grieve, responsabile per la giustizia dei Tory, il partito conservatore britannico.

Grieve ha ricordato che, delle 895 persone imprigionate negli ultimi anni grazie alle leggi anti-terrorismo, solo 23 sono poi state accusate e ancora meno condannate. I dati dovrebbero quindi mettere in guardia da un uso indiscriminato della detenzione preventiva. Se questa venisse estesa a 90 giorni come previsto dalla nuova legge, secondo il parlamentare, il risultato più probabile sarebbe l’alienazione della comunità statisticamente più colpita dal provvedimento: quella musulmana.

Le critiche dei Tory, supportate dai LibDem (liberal democratici) e da una frangia di laburisti di sinistra, si rispecchiano anche nella denuncia al vetriolo pubblicata negli scorsi giorni da Amnesty International, che definisce la nuova legge «mal concepita e pericolosa».

Secondo l’organizzazione, le misure proposte ammontano ad un attacco ai diritti umani, all’indipendenza del potere giudiziario e all’integrità dello stato di diritto.

«La definizione del reato di glorificazione del terrorismo – ad esempio – è talmente vaga da poter essere usata anche per perseguire chi manifesta pacificamente contro le nostre basi nucleari», avverte il segretario generale di Amnesty, Irene Khan.

Noncurante delle critiche, la polizia ha continuato ieri la sua propaganda a sostegno di alcune delle misure contenute nella legge. Così, dalle pagine del Sun (il tabloid popolare che è il quotidiano più venduto del paese) il capo di Scotland Yard, Ian Blair, ha avvertito di un pericolo «imminente» di altri attacchi, definendo l’estensione della detenzione preventiva come «necessaria per evitare ulteriori carneficine».

Sempre sul fronte politico, ieri il governo di Blair, dopo settimane di passione, è stato costretto ieri a incassare un altro duro colpo. Uno dei più fedeli alleati del premier in serata è stato costretto a rassegnare le dimissioni per aver infranto una delle norme che regolano il comportamento dei membri dell’esecutivo. David Blunkett, recentemente assegnato al ministero delle pensioni con l’incarico di riformare il welfare, non ha infatti denunciato l’acquisto di un pacchetto di azioni di una società di biotecnologia al comitato che sorveglia su eventuali conflitti di interessi dei membri del governo. È la seconda volta in meno di un anno che Blunkett è costretto a lasciare incarichi governativi a causa di scandali. Lo scorso dicembre, l’allora ministro degli interni aveva lasciato il posto per aver facilitato l’ottenimento di un permesso di soggiorno per la baby sitter della fidanzata, e adesso per non aver denunciato fonti di reddito che avrebbero potuto in qualche modo influenzare il suo operato come ministro. Blair ha nominato John Hutton come successore di Blunkett. Hutton lascia il suo incarico di Cancelliere per il Ducato di Lancaster.