Roberto Mastrosimone, delegato Fiom alla Fiat di Termini Imerese, ha appena sentito alla tv il ministro dell’economia Padoa Schioppa ripetere che la situazione dei conti pubblici è peggiore di quella del 1992. Ed è molto, molto preoccupato. «Quando uno con insistenza dice che siamo alla canna del gas, noi operai sappiamo come va a finire. Si prepara il terreno per randellare i soliti noti». Lo farà anche il governo di centro sinistra? Mastrosimone vuole ancora sperare che «questa volta» non succederà. Ma la franchezza gli impone di dire che in fabbrica c’è «delusione» per i primi passi del governo Prodi. Lui, personalmente, ci aggiunge anche un filo d’imbarazzo: non gli è piaciuto «il linguaggio morbido» usato da Epifani dopo il pranzo a Palazzo Chigi. Anticipo di un trattamento di favore da parte delle Cgil verso il governo amico? «Il mio pensiero è che dobbiamo vigiliare di più proprio perché ora governa il centro sinistra». Nel programma dell’Unione c’è l’impegno a far pagare le tasse a chi non le paga. «Ma sento troppi dire che la lotta all’evasione fiscale richiede tempo mentre i soldi per tappare il buco vanno trovati subito». E la strada «più semplice e veloce» è prenderli a chi tira la carretta. «Siamo la platea più larga e più facilmente raggiungibile», dice Mastrosimone.
L’intervento alla Camera del ministro dell’economia non ha suscitato particolari reazioni dei vertici confederali. Il segretario della Cisl Raffaele Bonanni ha ricordato anche ieri – prima e «a prescindere» dall’audizione di Tps – i sei scioperi fatti contro il governo Berlusconi. Ha punzecchiato il collega Epifani: si è accorto un po’ in ritardo che il taglio del cuneo fiscale compromette la previdenza e ha proposto una riduzione dell’Irap che però compromette la spesa sanitaria. Beniamino Lapadula, responsabile economico della Cgil, si è limitato a constatare che la situzione descritta da Padoa Schioppa allunga la lista dei «taroccamenti» tremontiani.
I commenti li dobbiamo cercare in periferia. Roberto Benaglia, segretario della Fim lombarda, osserva che neppure ieri Padoa Schioppa ha scoperto le carte, «non ha detto che direzione prenderà la manovra correttiva». Se terrà insieme risamento, crescita ed equità, farà bene al paese e andrà bene al sindacato. Altrimenti, a settembre, sarà sciopero. Bonanni tiene il colpo in canna, la Cgil dimostra più prudenza. Ma, secondo Benaglia, «sulla sostanza Cgil, Cisl e Uil sono compatte». E la sostanza è il no fermo alla «politica dei due tempi».
Dino Greco, segretario della Cgil di Brescia, pensa che l’eredità lasciataci da Berlusconi sia effettivamente pesante. «Ma scoprirlo oggi come una novità straordinaria per giustificare lacrime e sangue è un’operazione vietata». Il programma dell’Unione il disastro dei conti l’aveva messo «in preventivo» e impegnava il centro sinistra a battere una strada nuova per risanare il bilancio, rilanciare l’economia, risarcire il lavoro dipendente dopo anni di vacche magrissime. Se le «misure strutturali» a cui allude Padoa Schioppa sono ulteriori tagli a quel che resta del welfare, vien meno uno dei capisaldi del programma, la «draconiana riduzione dell’evasione fiscale». Servono i soldi sull’unghia? «Si imponga una tassa di scopo sui grandi patrimonio mobiliari e immobiliari». Tutto il resto o è fuffa o è un danno per la parte che il sindacato rappresenta. Sull’equità il congresso della Cgil ha detto cose che non sono invecchiate. Deve praticarle. «Non disturbare il manovratore perché adesso il governo non è più nemico sarebbe un pessimo servizio. Per i lavoratori e anche per le forze rinnovatrici che stanno dentro al governo e, magari, si dimenticano di esserlo».