Bankitalia: salariati ma poveri

Un mercato del lavoro segmentato, nel quale cresce il numero di lavoratori “poveri” che percepiscono un basso salario e hanno un lavoro poco sicuro e con scarse posibilità di carriera. Indossano tuta e camice i nuovi poveri italiani. Questa istantanea del mercato del lavoro non è stata scattata da Sergio Cofferati, ma emerge da uno studio di Bankitalia pubblicato ieri. La conferma della denuncia dell’impoverimento dei salari tra i lavoratori dipendenti, avanzata dalla Cgil, ha dunque una conferma “eccellente”. Dall’analisi (Is the italian labour market segmented?) pubblicata sulla collana “Temi di discussione”, emerge che “negli anni Novanta si è assistito, in Italia e in altri paesi dell’Ocse, a una crescita del numero di lavoratori a bassa retribuzione e a una diffusione della povertà anche tra persone pienamente inserite nel mercato del lavoro”.
Lo studio di Pietro Cipollone evidenzia come il problema del lavoro (e del non lavoro) non sia causato dalla mancanza di flessibilità. Al contrario, è l’eccesso di flessibilità (legato a una scarsa mobilità sociale) a provocare conseguenze negative per milioni di lavoratori. Il problema non risiede tanto nella carenza di capitale umano da parte di questi lavoratori low-paid, quanto piuttosto “dall’esistenza di ‘cattivi lavori’ con basse retribuzioni, scarsa sicurezza del posto di lavoro e poche possibilità di carriera”.
I lavoratori più a rischio (di impantanarsi in questo segmento di mercato del lavoro definito in termine tecnico “secondario”) sono quelli più anziani, meno istruiti e provenienti da famiglie con un basso livello di istruzione. Tuttavia, spiega la ricerca, nel segmento secondario l’aumento del livello di istruzione, ma anche l’esperienza di lavoro, non producono molti vantaggi salariali.
Per Bankitalia i “cattivi lavori” non si identificano con nessun particolare settore economico, ma sono trasversali e coinvolgono settori e gruppi professionali diversi, perfino “dirigenti del settore del settore del commercio, alberghi, pubblici esercizi e dei servizi alle famiglie”, oltre naturalmente agli operai dell’industria e delle costruzioni. La soluzione per Bankitalia è realizzare politiche che “amplino l’area dei ‘buoni lavori’, unitamente a politiche di sostegno al reddito di quei lavoratori con bassa remunerazione”. Intanto, sui salari è arrivata una nuova mazzata: il costo della vita ha ripreso a salire. In aprile, i dati delle città campione segnalano un incremento dello 0,4% che porta l’incremento su base annua dell’inflazione oltre la barriera del 3%. A trascinare i prezzi sono gli aumenti delle tariffe dell’Rc auto, ma anche dei generi alimentari (residuo effetto di mucca pazza) e delle bevande alcoliche e dei tabacchi.