«Autonomi più ricchi, dipendenti più poveri»

Avere un posto fisso garantisce lo stipendio a fine mese. Ma non mette al riparo dagli effetti della crisi economica. Anzi. Basta fare, come ha fatto la Banca d’Italia, un po’ di calcoli per scoprirlo. Nelle case delle famiglie italiane entrano in media, ogni mese, 2.457 euro. In due anni, dal 2002 al 2004, il reddito è aumentato del 6,8% in termini nominali e del 2% in termini reali. Ma non ovunque. Se infatti per i nuclei con il capofamiglia lavoratore autonomo il reddito è aumentato dell’11,7% in termini reali, per quelli in cui il capofamiglia è invece un lavoratore dipendente il reddito, sempre in termini reali, è diminuito del 2,1%. La dinamica redistributiva salta agli occhi, ma risulta evidente anche l’impoverimento generale se si considera che la gran parte dei capifamiglia è un dipendente (46,4% contro il 13,2% di autonomi). Il restante 40,4% di capifamiglia è in condizione non professionale, pensionati soprattutto e non occupati, e il loro reddito è salito del 3,2%. I conti in tasca delle famiglie italiane li ha fatti, come si è detto, la Banca d’Italia nell’indagine sui budget del 2004, condotta a due anni dalla precedente. La fotografia che emerge dall’indagine rivela un incremento dei capifamiglia con lavoro dipendente (10,4% contro lo 0,6%) che peraltro resta il sogno di chi cerca un’occupazione. In tutto, le famiglie sono (i dati sono relativi al 2004) 22,3 milioni: oltre un quarto di esse sono formate da un solo componente, spesso persone anziane, in prevalenza donne. Nel 1977 i nuclei «single» erano solo il 9,7%. In generale, la famiglia media è composta da 2,58 persone e 1,64 percettori. I componenti sono più numerosi al Sud e nelle Isole (2,87), rispetto al Centro (2,43) e al Nord (2,44). Il reddito è più elevato quando il capofamiglia è laureato e ha tra i 41 e i 64 anni. Nella media varia tra Nord (33.376 euro), Centro (32.978 euro), Sud e Isole (21.463). L’incremento più alto è stato messo a segno dal Centro (?8,5%), grazie ai forti aumenti dei redditi da capitale reale connessi al boom dei prezzi degli immobili.
L’indagine della Banca d’Italia conferma che anche i consumi che crescono in base al reddito e al titolo di studio del capofamiglia: nel 2004 la spesa per consumi si attestava a 22.138 euro, il 75,1% del reddito familiare. Quanto alla ricchezza (attività reali e finanziarie al netto delle passività finanziarie) il 10% delle famiglie più agiate possiede il 43% dell’intera ricchezza netta delle famiglie italiane, contro il 45% del 2002. Il benessere è più diffuso al Centro, ma la concentrazione di ricchezza è più elevata al Sud. Nella media nazionale il 19,1% delle famiglie possiede meno di 10 mila euro, mentre il 33,6% ne possiede oltre 200 mila: il valore medio è di 125.100 euro salito in due anni, in termini nominali del 22,2%. In particolare, il 76,9% delle famiglie ha un deposito bancario, mentre solo il 18,8% (ma la percentuale è in aumento) uno postale. Il dato più significativo del confronto con le stime del 2002 è il calo del numero delle famiglie in possesso di titoli di Stato o dello stesso conto corrente che per esempio solo il 53% delle famiglie residenti al Sud possiede.
La Banca d’Italia infine si sofferma anche sulla casa: tra il 1995 e il 2004 il valore al metro quadrato delle abitazioni di residenza delle famiglie italiane è salito del 76% in termini nominali e del 38% in termini reali. Per l’acquisto di una casa di 100 metri quadrati un lavoratore dipendente impiega 11,5 anni, contro gli 8,4 del 1995. Il valore medio dell’abitazione nel 2004 risultava pari a 189.973 euro e in generale il 67,6% delle famiglie abitava in casa di proprietà, in calo rispetto al 68,5% del 2002. Il 21,7% delle famiglie era in affitto, il 7,5% occupava la casa a titolo gratuito, il 2,8% in usufrutto e lo 0,4% a riscatto.