Il mondo del lavoro pubblico oggi è attaccato in modo volgare, solo per interessi economici di chi vuole asprire alla privatizzazione». Rino Tarelli è un tranquillo e pacioso segretario generale della Cisl-Funzione pubblica. Eppure ieri davanti ai sindacalisti del Consiglio generale della Toscana non ha usato mezze misure. Detta in altre parole, la sua teoria è che tra i ”fannulloni” di Pietro Ichino e l’”efficienza privatistica” di Linda Lanzillotta c’è uno stretto legame. Quella di Tarelli non è solo una boutade. E il segretario della Fp-Cisl non lesina certo argomentazioni serie. «Dietro a questa offensiva – prosegue – c’è il tentativo di tagliare i servizi dello Stato sociale e il lavoro pubblico per spostare risorse verso attività di pseudomercato, che porterebbe i cittadini a doversi rivolgere per i loro bisogni primari ad aziende che operano in una sorta di mercatino protetto, ottenendo, come dimostra l’esperienza, servizi peggiori a costi più alti». E’ un po’ come se Ichino e la Lanzillotta si fossero divisi i compiti: il primo attacca i lavoratori della pubblica amministrazione, la seconda il servizio pubblico. Una versione tutto sommato ”democratica” del più duro ”affama la bestia” dei ”Neocon” americani che prevede tagli draconiani direttamente alle spese del bilancio. Carlo Podda, segretario generale della Fp-Cgil, rincara la dose: «Siamo contro il decreto Lanzillotta, che consideriamo il tentativo più eversivo di scardinare i servizi pubblici e di far fuori le amministrazioni comunali». «Non c’è nemmeno un caso in Europa in cui è un ente centrale a dettare le condizioni ai territori locali nello svolgimento degli appalti». Secondo i sindacati, la teoria dei ”fannulloni”introduce di fatto una sorta di ”superministero del personale”, attraverso l’istituzione dell’Authority del pubblico impiego. «Innanzitutto perché – sottolinea Podda – non tiene conto delle carenze della dirigenza.
Non si capisce perché se la Fiat riparte il merito va a Marchionne ma se un ospedale non funziona è colpa degli infermieri». «La verità – aggiunge – è che la politica si sta di nuovo riappropriando dei cosiddetti manager il cui unico problema non è aumentare la produttività ma dimostrare fedeltà ai loro referenti». Per Franca Peroni, della segreteria nazionale della Funzione pubblica, chi parla di ”responsabilità individuali” nel pubblico impiego forse non sa che tutte le strutture sono organizzate in base al principio del lavoro collettivo.
«Il discorso di Ichino – aggiunge – sa un po’ di Santa Inquisizione, anche perché non solo i singoli lavoratori suppliscono all’assenza o inadeguatezza delle direttive ma le migliorìe che il loro lavoro apporta a tutta la filiera o non vengono considerate o vengono annullate da una struttura che non è pronta a valorizzarle». La Peroni fa alcuni esempio concreti, come quello del Comune di Rovereto dove alcuni anni fa furono costretti a riprendere in considerazione un progetto di migliramento dell’Ufficio tecnico firmato dai lavoratori dopo averlo in un primo tempo rifiutato a beneficio di una consulenza esterna che si era rivelata troppo onerosa. A volte la struttura non solo è impreparata ma ostacola di fatto il lavoro degli addetti. Si va dall’episodio della caserma dei vigili del fuoco di Ancona, dove l’elicottero non è potuto decollare a causa della mancanza di benzina, o alla più classica mancanza di carta per le fotocopie nelle procure di mezza Italia. «Come al solito – sottolinea Tarelli amaramente – il pubblico impiego è la cenerentola del mondo del lavoro». «A differenza di chi sta parlando da tanti mesi attraverso il Corriere della Sera e tante altre testate – sottolinea Paola Palmieri, delle Rapprsentanze di base del Pubblico impiego – abbiamo riscontrato che da parte dei dipendenti c’è un profondo senso della funzione pubblica che svolgono i dipendenti». Spesso le organizzazioni sindacali registrano forti difficoltà a far arrivare i dipendenti, iscritti e non, alle assemblee, e proprio a causa del forte impegno di molti di loro nel front office con gli utenti. «Spesso la soluzione è trovare un ”delegato” che poi riferisce quanto si è detto agli altri». «Ciò va colto e sottolineato.
Orma il dipendente pubblico ha introiettato la sua funzione. C’è bisogno che qualcuno cominci ad accorgersene. Spesso manca l’organizzazione del lavoro. Perché non apriamo un capitolo sulla dirigenza?». Le Rdb stanno preparando un libro bianco sulla dirigenza.