Atesia dovrà stabilizzare 3200 cocoprò, e pagare i contributi pregressi a 8-10 mila lavoratori assunti irregolarmente con contratti a progetto dal 2001: questo il risultato della lunga inchiesta degli ispettori del lavoro nel call-center romano, chiamati a controllare l’uso dei contratti di lavoro da cinque telefonisti del Collettivo Precari Atesia (dei quali solo uno è ancora alla propria postazione: agli altri, invece, il contratto non è stato più rinnovato). La notizia è una doccia fredda per il gruppo Almaviva, guidato da Alberto Tripi, proprietario di decine di contact center sparsi in tutto il territorio nazionale: «Sconcertante e contraddittorio», così l’azienda definisce il verbale redatto dagli ispettori, che potrebbe costringerla a pagare ai propri ex lavoratori che facessero ricorso cifre nell’ordine dei milioni di euro. Secondo l’impresa, inoltre, «le conclusioni degli ispettori investono tutte le imprese del settore, che occupa 250 mila lavoratori» e costituiscono un «turbamento del mercato», avvenuto «in antitesi con la linea adottata dal ministero del Lavoro». Il 14 giugno scorso, con una circolare diretta appunto agli ispettori, il ministro Damiano aveva distinto tra inbound e outbound: nella prima tipologia l’assunzione con contratti subordinati era ritenuta obbligatoria; la seconda, invece, veniva definita «lavoro genuinamente autonomo». Dunque sono proprio gli ispettori a negare la circolare di Damiano? Non è questa l’interpretazione della sottosegretaria al Lavoro Rosa Rinaldi: «Il nostro ministero non può che prendere atto del verbale degli ispettori, che hanno un’autonomia inalienabile», afferma l’esponente del governo. Che aggiunge: «Nella circolare il ministero dà chiare indicazioni sulle condizioni necessarie alla stipula di contratti parasubordinati. Il risultato delle ispezioni, dunque, ha voluto chiarire che in quel caso particolare l’organizzazione del lavoro non rispettava quelle caratteristiche». Quello che si svolge in Atesia, insomma, è lavoro subordinato sotto tutti gli aspetti. E sarà inutile anche appellarsi al «periodo di adeguata informazione» che fino a dicembre il ministero ha concesso alle aziende per adeguarsi alle nuove direttive. Atesia, comunque, lascia intendere che farà ricorso, e chiede un nuovo intervento del ministero mentre si dice pronta a riprendere la trattativa coi sindacati. «E’ evidente che in Atesia c’è lavoro dipendente: sarebbe difficile sostenere il contrario», afferma Emilio Miceli, segretario dell’Slc-Cgil. Festeggiano i lavoratori del Collettivo Precari: «La debole circolare del ministro Damiano è superata nei fatti. Agli ispettori abbiamo spiegato nei minimi particolari cos’è l’outbound in Atesia: cioè lavoro oggettivamente subordinato. Adesso questa notizia dà nuova forza alla nostra lotta», afferma Cristian. Il collettivo dell’Atesia, infatti, ha organizzato con molte altre realtà di lotta un’assemblea nazionale dei lavoraotri dei call-center prevista per il 9 settembre a Roma, in preparazione di una manifestazione nazionale che si terrà a fine mese.