Come stanno le assicurazioni? Benissimo, grazie. Nel 2005 hanno fatto complessivamente utili per 5 miliardi di euro, con una percentuale del +11%. Un tasso di profitto che ben pochi altri settori «industriali» possono garantire.
La relazione annuale dell’authority di controllo, l’Isvap, è stata come sempre occasione per tracciare lo stato di salute del business assicurativo e delle «imprese» relative. Giancarlo Giannini, il presidente, è stato prodigo di consigli come un buon padre con dei figli discoli. Le spinge ad «accrescere le dimensioni dei gruppi italiani, anche tramite aggregazioni»; ma consiglia anche un incremento del numero delle imprese, per il «bene della concorrenza». Le due cose stanno difficilmente insieme, ma tant’è. L’unica pagliuzza «scomoda» del discorso è stata la decisione di imporre loro un cambiamento di procedure nella consegna degli attestati di rischio. Dovranno fare come le compagnie on line e spedirli per posta almeno 30 giorni prima della scadenza, in modo da facilitare i «clienti» che vogliono cambiare. Ma anche questo è sembrato «troppo»: il presidente dell’Ania (l’associazione delle compagnie), Fabio Cerchiai, si è detto d’accordo, ma l’aumento dei costi (il francobollo?) «si rifletterà sui clienti». E dire che Giannini li aveva appena rimproverati del livello abnorme delle tariffe imposte sui giovani e al sud, che hanno già provocato una procedura d’infrazione contro l’Italia da parte della Ue, la quale ha peraltro insensatamente chiesto l’abolizione dell’obbligo a contrarre da parte delle compagnie. «Se ciò avvenisse – ha detto Giannini – si accentuerebbe l’asimmetria tra i consumatori, obbligati a sottoscrivere polizze e quella delle imprese libere di scegliere se e a quale tariffa offrirle».
Si lamentano, giustamente, i consumatori. Per i quali Giannini ha taciuto sulle «tariffe obbligatorie cresciute ben sopra il tasso di inflazione e che invece dovevano diminuire del 10%, sia per la minore incidentalità che per effetto dei minori rimborsi». I governi passati, infatti, si sono preoccupati di legiferare per difendere le compagnie dalle truffe (per esempio abbassando il livello dei rimborsi obbligatori in diversi tipo di danno fisico), ma hanno «dimenticato» di estendere qualche tutela agli assicurati. Adusbef e Federconsumatori hanno gioco facile nel constatare che «la florida situazione economica delle compagnie è la riprova di tariffe elevatissime che saccheggiano automaticamente gli assicurati».
Cambiato il governo, dunque, la proposta immediata è stata avanzata da Paolo Landi, presidente dell’Adiconsum. «Bisogna ripristinare quel famoso provvedimento noto come prezzi in vetrina, quell’osservatorio che monitorava e comparava otto profili tariffari di varie compagnie». Un osservatorio abolito da Antonio Marzano. Magari mentre Berlusconi (Mediolanum) usciva un attimo dalla riunione dei ministri.