Assemblea NO WAR del 15 luglio – Intervento di Giulietto Chiesa

Cari compagni che siete oggi gli unici, legittimi rappresentanti, nelle istituzioni, delle bandiere della pace che riempirono finestre e balconi d’Italia, sono con voi in questa difficile e giusta battaglia. Le cose debbono tornare ad avere i loro nomi. In Afghanistan c’è una guerra e le nostre truppe vi partecipano. Oggi. Quale che sia il giudizio sulla legittimità internazionale dell’arrivo a kabul della Nato (e io ritengo illegittimo anche quello), resta il fatto che quella missione, inizialmente, quando fu decisa, non aveva compiti di guerra. C’è stato, progressivamente, deciso nell’ombra, un mutamento di compiti e funzioni del contingente Nato e, al suo interno, di quello italiano. Si è trattato di un grave stravolgimento della missione. Non lo si può ora legittimare, a posteriori, rifinanziandolo.

L’Italia è membro della Nato, alleato con diritti uguali a tutti gli altri. Essere membri di un’alleanza non significa rinunciare alla propria sovranità. E non c’è nello statuto della Nato una sola riga che ci imponga di partecipare a questa guerra. Né che ci imponga di uscire dalla Nato in caso l’Italia decida di non farsi coinvolgere ulteriormente in Enduring Freedom. Così stanno le cose, che sono dure come pietre. Arretrare da questa certezza significa legittimare la partecipazione dell’Italia alla guerra. Significa condividere la responsabilità dell’altro sangue – italiano e afghano – che sarà versato. Per giunta per una causa perduta. Poichè non possiamo illudere e illuderci che così non sarà. Altre guerre si preparano, decise per motivi inconfessabili. Se non sapremo dire no a questa, non saremo capaci di resistere alle prossime. Rappresentiamo una parte grande di questo paese. Non deludiamola. Siamo parte della maggioranza che ha dato vita a questo governo, tanto atteso dagli italiani. La responsabilità della sua tenuta la condividiamo con tutti gli altri. Nessuno può dire di averne di più, o di meno, di noi.