Assalto alla Bekaa, Hezbollah resiste

Da ieri nel sud del Libano ci sono 12.000 soldati delle tsahal, le forze di difesa israeliane. Se non è un’invasione poco ci manca. Quello che è certo è che il ventunesimo giorno del conflitto tra Stato ebraico e Partito ha segnato un’ulteriore escalation, con le truppe di Tel Aviv nella valle della Bekaa e i missili di Hezbollah piovuti dove non erano mai arrivati prima, 70 chilometri all’interno del confine. Con gli Stati Uniti e una parte dell’Europa che ritengono che Israele abbia «il diritto di andare fino in fondo contro i terroristi» è stato facile per il premier Ehud Olmert mettere a tacere le speranze di tregua già in parte tramontate nel corso degli ultimi incontri diplomatici: «Lo Stato ebraico non accetterà mai un cessate il fuoco prima dell’arrivo in Libano di un contingente militare internazionale capace di disarmare Hezbollah». Il conflitto insomma si annuncia ancora lungo.
All’inizio della quarta settimana di combattimenti, sono anche i numeri a indicare tempi lunghi. I miliziani sciiti hanno stabilito il nuovo primato di razzi Katiusha sparati verso Israele: almeno 220, secondo fonti di Tel Aviv. Il 52enne David Lalchuk è stato ucciso (il 19esimo civile israeliano, contro 750 libanesi, dall’inizio delle ostilità) da uno dei missili, che lo ha centrato mentre stava andando in bicicletta nel Kibbutz Saar, nei pressi di Nahariya, una delle cittadine più colpite dal Partito di Dio. Altro record: un razzo è esploso oltre 70 chilometri all’interno del confine nord d’Israele, atterrando nei pressi del villaggio di Faqa, in un’area disabitata dei Territori occupati. Ad arrivare in Cisgiordania sarebbe stato un vettore del tipo «Khaibar-1». Decine i feriti in Israele, terrorizzate nei rifugi le comunità di Safed, Tiberiade, Acri, Rosh Pina, Kiryat Shmona.
Mentre i reparti speciali delle tsahal – le forze di difesa d’Israele – conducevano i loro blitz nelle roccaforti hezbollah di Baalbek e Jammaliyeh – l’ex sindaco di Gerusalemme succeduto ad Ariel Sharon rilasciava una serie d’interviste ottimistiche sull’andamento delle battaglie. «L’infrastruttura di Hezbollah è stata completamente distrutta, con oltre 700 posizioni di comando spazzate via». Secondo il ministero dei trasporti e dei lavori pubblici di Beirut ad essere state distrutte, in tutto il paese, sono invece le infrastrutture civili, per un valore di oltre due miliardi di dollari. E quanto ai lanci di Katiusha che prosegue indisturbato, Olmert ha detto che le operazioni militari «non possono essere giudicate solo sulla base del numero di missili che (gli hezbollah) riescono ancora a sparare. Una quantità incredibilmente alta se si considera che le truppe di Tel Aviv sono penetrate da sette punti nel confine meridionale del Paese dei cedri e che dispongono di un’aviazione dalle capacità di fuoco e di manovra eccezionali. Gli attacchi a Baalbek e Jammaliyeh ieri sono stati possibili proprio grazie a caccia ed elicotteri d’assalto, che hanno coperto l’avanzata delle truppe speciali, penetrate in profondità nella valle della Bekaa solo perché trasportate dagli elicotteri. I comandi militari rivendicano la cattura di dieci hezbolah, ma questi ultimi affermano che ad essere stati presi sono stati semplici abitanti dell’area. Uno dei raid contro Jammaliyeh è avvenuto nei pressi del locale ospedale: un missile ha centrato la casa del sindaco, Hussein Jamaleddin, uccidendo all’istante suo figlio, suo fratello e altri cinque civili.
Il resto delle truppe, compresi gli ottomila soldati arrivati ieri, sono attestate molto più a sud, dove stanno incontrando una resistenza accanita da parte delle milizie sciite di Hassan Nasrallah. L’obiettivo dei comandi militari è di stabilirsi, entro oggi, sei chilometri all’interno del Libano, per raggiungere al più presto possibile il fiume Litani – una trentina di chilometri al di là della frontiera libanese – dopo aver «ripulito casa per casa» i villaggi del sud roccaforti della guerriglia. Sette civili libanesi sono morti nei raid israeliani nella zona di Tiro. Una coppia di anziani è rimasta sepolta sotto le macerie della loro abitazione a Tair Harfa, mentre altre cinque persone sono rimaste uccise nel crollo dell’edificio a tre piani nel villaggio di Yarun. Secondo la polizia libanese, ieri sera, in poco meno di un’ora, l’aviazione israeliana ha condotto 27 raid aerei e oltre 150 proiettili di mortaio sono piovuti sui villaggi a sud e a est di Tiro. «La zona di Tiro è in fiamme», ha detto un funzionario di polizia. Ieri a Tiro si sarebbero dovuti tenere i funerali delle vittime di Cana, rinviati a causa dei pesanti bombardamenti israeliani in corso.
Olmert, nel corso di una lunga intervista alla Reuters, ha espresso anche le sue preferenze per la forza internazionale: la vorrebbe formata da turchi, britannici (che però sono iperimpegnati in Iraq e Afghanistan), italiani (il governo ha fatto sapere di non voler partecipare a missioni aggressive come quelle immaginate dal premier israeliano) e Francesi. Ma mentre la diplomazia tace, Israele sembra determinato a finire il lavoro da solo ed Hezbollah a combattere fino all’ultimo uomo.