Asor Rosa: trovare una convergenza sul programma

Trovare una convergenza progammatica. E’ il pressing all’Unione che quell’area della sinistra critica e dei movimenti – la Camera di consultazione permanente – riunita di nuovo a Roma da Alberto Asor Rosa continua a sostenere. Un’attesa precisa per le forze radicali affinché si possa superare quella dicotomia “radicalismo riformismo” per una forza di sinistra “l’Unione” che si appresta a governare. Lo sostengono a più voci i vari esponenti di quell’agorà di forze politiche, di movimenti, di associazioni che ne fanno parte. Una richiesta – nota lo stesso Asor Rosa – che ad oggi resta disattesa. «A questa impostazione di programma – riflette – non è corrisposto un analogo processo politico tra le forze di centrosinistra». E ciò fa sì che prevalga anche all’interno della sinistra un preoccupante “moderatismo”. E comunque il prossimo leader di governo non potrà non tener conto anche delle posizioni espresse da questa sinistra. Il monito è chiaro e si misura nelle parole dei vari esponenti che ieri per tutta la giornata si sono alternati ai microfoni del residence Ripetta. Le questioni aperte sul tavolo restano molte. A partire dalla risposta che le stesse forze di centrosinistra hanno dato in politica estera per esempio – come sottolineano Raffaella Bolini dell’Arci e Alberto Burgio (della direzione nazionale di Rifondazione) – dove si sono continuate a registrare a quel “via dall’Iraq senza se e senza ma” posizioni sempre più caute e ambigue. Per continuare con i diritti sociali e del lavoro su cui pesano – denuncia Gianpaolo Patta (ex membro della segreteria nazionale Cgil) – le posizioni sostenute da Prodi sulla direttiva Bolkestein. In definitiva un’agenda programmatica che riporti al centro della discussione il ruolo del pubblico – Valentino Parlato del “Manifesto” parla persino di un «ritorno dell’Iri» – anche per la tutela della democrazia e del pluralismo informativo su cui ha riflettuto Giulietto Chiesa. Infine e non da ultimo per aver modo di costruire una base di ascolto per una vera reale alternativa di democrazia partecipata come propongono i rappresentanti dei movimenti. «Ma non lo si può fare – denuncia Guido Lutrario – creando una confusione sul nascere. Da parte di uno schieramento del centrosinistra non vi è stata alcuna apertura al dialogo con i movimenti come anche le recenti vicende della protesta nata in Val di Susa hanno dimostrato». Il rischio – conclude – è che al momento di fare scelte governative quel dialogo venga meno e in ragione del fatto che si teme l’apertura a quella conflittualità spontanea che nasce dalla società civile. E allora perché no? «Se sarà necessario proporremo anche noi un “deputato” che sia espressione di questa parte della società che resta inascoltata».