«E’ tutt’altro che impensabile arrestare in custodia preventiva, per un periodo di tempo determinato, potenziali attentatori per difendersi dal pericolo e garantire la libertà della popolazione». Sono le parole con le quali si è espresso il ministro dell’interno socialdemocratico Otto Schily, in un intervista rilasciata qualche giorno fa al settimanale progressista di Monaco Süddeutsche Zeitung. Se si è effettivamente ancora lontani dalle misure draconiane proposte venerdì da Blair per la nuova legge contro il terrorismo attesa in autunno, anche la Germania inizia a muovere passi in direzione della riduzione delle garanzie, in nome della guerra al terrore. Già lo scorso 8 luglio il parlamento di Berlino aveva approvato, in accordo con le regole europee e statunitensi per la sicurezza internazionale, il piano per l’introduzione del «passaporto biometrico» a novembre, primo stato in europa.
«Ci sono persone pericolose che non possiamo rimpatriare perché nei loro paesi d’origine rischierebbero la tortura e la pena di morte, o perché sono diventati cittadini tedeschi. Quando sappiamo per certo che questi individui sono pericolosi, che si sono votati alla causa della guerra terroristica e che magari si sono lasciati anche addestrare per combattere nei campi in Afghanistan, ma non ci sono indizi concreti che abbiano commesso un reato, dobbiamo poterli arrestare comunque. O dovremmo forse aspettare che comincino concretamente a preparare un attentato per fermarli?», ha dichiarato nella sua lunga intervista il ministro – già promotore di leggi per la sicurezza più dure dopo gli attacchi alle torri gemelle -.
Ma le dichiarazioni di Schily, a capo del ministero dal 1998, non sono piaciute ai compagni di partito e di coalizione. Dieter Wiefelspütz, portavoce per la politica interna del gruppo parlamentare Spd, ha dichiarato di non vedere la necessità per la custodia preventiva: «Non conosco nessun caso di soggetti pericolosi che girano a piede libero per la Germania». Il commento più duro è però arrivato dal verde Christian Ströbele che ha paragonato le considerazioni di Schily sulla custodia preventiva alle misure di carcerazione adottate durante il nazionalsocialismo. «In Germania abbiamo avuto un’esperienza molto triste. Allora si chiamava custodia protettiva. Dovremmo evitare di tornare su quella strada, ha detto il deputato dei Grünen intervistato dalla rete televisiva Zdf.
A prendere le difese di Schily, ci ha pensato per primo, e non a caso, Günther Beckstein, ministro conservatore degli interni del Land della Baviera, governato dal cristiano-sociale Stoiber. «E’ un errore enorme paragonare i criminali nazisti agli organi di sicurezza tedeschi», ha dihiarato. Nel bel mezzo della campagna elettorale per le elezioni anticipate del 18 settembre prossimo, le parole di Schily hanno spalancato la porta ai proclami dell’opposizione al governo Schröder, su un tema come la sicurezza interna che finora aveva giocato un ruolo.
Hartmut Koschyk, portavoce per le politiche della sicurezza della Cdu, ha fatto sapere che se i conservatori vinceranno le elezioni «ci saranno nuove misure per permettere la custodia preventiva dei sospetti di terrorismo. Non possiamo aspettare finché i fanatici compiano le loro minacce». Ma anche nel caso, probabile, che i conservatori non ottengano una maggioranza che gli permetta di governare senza i socialdemocratici – nel caso, quindi, di un’ipotesi di «grande coalizione» non rara in Germania – «la Cdu si impegnerà per far diventare tali misure un elemento chiave di qualsiasi coalizione di governo», ha detto in un’intervista alla Sächsische Zeitung Wolfgang Bosbach, parlamentare cristiano-democratico. Tra i conservatori, però, non tutti sono d’accordo. Il leader dei liberali Guido Westerwelle, Fdp, ha fatto sapere ai compagni di coalizione che «non ci sarà nessuna possibilità per inserire una legge sulla carcerazione preventiva senza il controllo giudiziario preventivo sull’ordine di cattura».
Intanto a tranquillizzare i cittadini tedeschi ci ha pensato il presidente Csu e governatore della Baviera Stoiber, che in occasione di un comizio sul lago di Costanza ha detto: «Chi crede che la Germania sarà risparmiata dagli attentati per l’opposizione alla guerra in Iraq sbaglia. Non sappiamo solo quando né dove, e per questo dobbiamo prepararci meglio».