WASHINGTON – Con un clamoroso voltafaccia, dopo sei anni di negoziati, l’America respingerà il protocollo di Ginevra sul bando delle armi batteriologiche. Sarà il terzo ripudio consecutivo di un trattato internazionale da parte dell’amministrazione Bush, dopo il protocollo di Kyoto contro le emissioni di gas e l’Abm (Trattato anti missili balistici), che vieta le difese anti missilistiche.
Lo svela il New York Times , precisando che il no americano non è definitivo, ma che «è stato consigliato al presidente da un rapporto interno riservato». Secondo il quotidiano, il segretario di Stato Colin Powell, considerato una colomba, lo avrebbe già firmato. La Casa Bianca, invece, non si sarebbe ancora pronunciata ufficialmente per evitare frizioni con l’Europa, dove Bush si recherà per la prima volta fra tre settimane, per il summit dell’Unione europea e quello della Nato. Nella migliore delle ipotesi, però, il presidente proporrebbe di sostituire il protocollo con un altro assai più limitato, e con uno o più anni di ritardo. La questione verrebbe discussa alla riunione del G8 a Genova a luglio.
La notizia del New York Times , smentita ambiguamente dalla amministrazione – «Il protocollo è ancora sotto esame», ha detto un portavoce – ha scosso il Congresso e il mondo diplomatico. «Conferma – ha notato il politologo Larry Sabato – la pericolosa tendenza di Bush all’unilateralismo. Il presidente ha abbandonato il protocollo di Kyoto per varare un controverso piano di aumento della produzione dell’energia. Abbandonerà il trattato Abm per costruire lo Scudo spaziale nonostante le obiezioni russe e cinesi. E bloccherà o modificherà il protocollo sulle armi batteriologiche per proteggere gli interessi del Pentagono e della industria farmaceutica Usa. Rischiamo di rimanere isolati, come è successo all’Onu, dove siamo stati estromessi dalla Commissione sui diritti umani». Il deputato democratico Chris Dodd è andato oltre, accusando Bush di avere adottato la strategia del riarmo «dieci anni dopo la fine della Guerra fredda», di mettere a rischio i rapporti transatlantici e di seguire una rotta di collisione con la Russia e con la Cina.
Il protocollo di Ginevra riguarda l’applicazione del Trattato del ’72 contro le armi batteriologiche, ratificato da ben 143 Paesi tra cui l’Italia, l’America e i cosiddetti Stati «fuorilegge» come l’Iraq e l’Iran. Il Trattato restò lettera morta fino al conflitto del Golfo persico del ’91 e finché il Cremlino ammise di possedere armi biologiche.
Allarmato, Bush senior, l’allora presidente americano, propose un sistema di controllo. I negoziati incominciarono sei anni fa. Sotto la presidenza Clinton fu fissata una scadenza per la loro conclusione, il novembre prossimo. Stando al New York Times , la bozza è quasi pronta, il termine verrebbe rispettato. Ma l’America ha obiettato aspramente alle ispezioni sul suo territorio per due ragioni: perché il Pentagono vuole mantenere il massimo segreto sulle sue ricerche contro le armi biologiche; e perché l’industria farmaceutica teme di cadere vittima di spie straniere. Gli Stati Uniti vorrebbero ispezioni unicamente nel caso in cui un Paese sia sospettato di violare il trattato, nel caso cioè che si tratti dell’Iraq, dell’Iran o Paesi analoghi.
In un’intervista al New York Times , l’ungherese Tibor Toth, che sovrintende ai negoziati e questa settimana verrà in visita a Washington, ha protestato: «Bush manda al mondo un messaggio sbagliato: bisogna erigere contro le armi batteriologiche le stesse barriere erette contro quelle chimiche e nucleari». Ma nel rapporto riservato alla Casa Bianca, il negoziatore americano Donald Mahey ha fornito al presidente 38 giustificazioni per il suo no. La principale è che il protocollo sarebbe inefficace e che la Superpotenza si esporrebbe allo spionaggio nemico.