APPELLO ALLE CITTADINE E AI CITTADINI
Mercoledì 28 Giugno si apre a Milano la prima udienza del processo per i ragazzi e le ragazze che l’11 Marzo volevano impedire lo svolgersi della manifestazione nazifascista con un presidio in corso Buenos Aires.
Da quel giorno 25 ragazze e ragazzi sono in carcere.
I reati loro contestati sono molto gravi e per la loro gravità sono previste pene estremamente severe (da 8 a 15 anni di detenzione in carcere). E’ però altettanto vero che non ci sono in atti prove addebitabili a ciascuno/a dei/delle ragazzi/e.
L’imputazione di tali reati ha portato ancor prima della sentenza a misure di custodia cautelare durissime nei confronti dei nostri figli e delle nostre figlie: sono rinchiusi nelle carceri milanesi
da oltre 100 giorni
senza considerare che nel caoso di specie non sussistevano i presupposti per l’applicazione di misure cautelari.
Ci sembra ogni giorno di più che questo atteggiamento assuma il sapore amaro di una pena inflitta e preannunciata a giovani che non hanno commesso i comportamenti a loro ascritti nei capi d’imputazione.
Nonostante la nostra Costituzione ci ricordi che la responsabilità penale è personale (Art. 27), che l’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva (Art. 27) e che la libertà personale è inviolabile (Art. 11), i nostri figli e le nostre figlie vedono già quotidianamente calpestati i loro diritti.
Diritti che, ci scandalizza e ci offende sapere, vengono reclamati a gran voce in favore di “personaggi illustri”, per di più rei confessi.
Come cittadine e cittadini democratici
difendiamo il principio “di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione” (Costituzione, Art. 21),e che dunque ciò non può essere di per sè considerato reato nè tanto meno perseguito.
La spaventosa drammaticità della situazione di questi giovani, già condannati prima del processo, è indissolubilmente legata alla distruzione di valori di immensa portata quali sono la libertà personale, il buon nome e la reputazione del cittadino, la possibilità di sfruttare le opportunità di lavoro e studio e di vivere tranquillamente con i propri cari.
Questi sono valori morali che costituiscono una parte essenziale del sistema di diritto sul quale si basa l’organizzazione giuridica di ogni stato democratico: questi diritti nelle democrazie costituzionali “vanno presi sul serio” e tenacemente tutelati.
I genitori