Un rapporto del Consiglio d’Europa (anticipato ieri da il manifesto) conferma che in Europa la Cia ha organizzato dei sequestri di persona. Più di un centinaio di persone, secondo il relatore – il deputato svizzero Dick Marty (che è anche ex procuratore) – sarebbero state rapite dalla Cia negli ultimi anni in Europa, nell’ambito della guerra senza confini e senza regole al terrorismo. Anche se Dick Marty osserva che non ci sono «prove irrefutabili dell’esistenza di centri segreti di prigionia» in Europa, troppi elementi confermano i sospetti denunciati dalla stampa. «Centinaia di voli organizzati dalla Cia – si legge nel rapporto – sono passati per numerosi paesi europei » e, aggiunge Marty, «è molto improbabile che i governi europei, o almeno i loro servizi segreti, non ne siano stati al corrente». In particolare, il deputato svizzero cita il caso di Abu Omar, rapito a Milano nel febbraio 2003 perché sospettato di essere un islamista: «La presenza di almeno 25 agenti stranieri che hanno realizzato il rapimento di una persona posta sotto sorveglianza dagli italiani, avrebbe dovuto suscitare una viva reazione», sia da parte del governo italiano, che ha smentito di essere stato informato – cosa che stupisce il deputato svizzero per la sua palese falsità – sia da parte della società civile. Secondo Marty «numerosi indizi, coerenti e convergenti, permettono di confermare l’esistenza di un sistema di delocalizzazione o di subappalto della tortura»: i prigionieri segreti, dopo essere stati rapiti, sarebbero stati trasferiti in stati fuori d’Europa, dove avrebbero subito torture. «L’amministrazione Usa – afferma Marty – sembra partire dal principio che le regole dello stato di diritto e i diritti dell’uomo non sono conciliabili con una lotta efficace al terrorismo». Così la Cia ha realizzato questi «trasferimenti» verso «Guantanamo o altrove», mentre «le detenzioni clandestine facilitano il ricorso alla tortura e ai trattamenti degradanti». Polonia e Romania sono i due paesi maggiormente sospettati, secondo un rapporto dell’organizzazione Human Rights Watch, per aver accolto prigioni segrete Cia. Ma Varsavia e Bucarest hanno smentito. Dick Marty ha potuto dare un primo sguardo alle informazioni dettagliate fornite, su richiesta del Consiglio d’Europa, da Eurocontrol (Agenzia europea del traffico aereo) e alle immagini prese dal centro satellitare della Ue, in particolare di siti situati nel territorio rumeno. «Potremo pronunciarci solo in seguito sull’importanza e la portata di queste informazioni» ha però precisato.
Anche se ieri il commissario europeo alla giustizia, Franco Frattini, ha chiesto ai governi Ue di cooperare senza remore con l’inchiesta, l’offensiva contro il rapporto Marty si sta già organizzando. Ieri il parlamentare svizzero è stato bombardato di domande che mettevano in dubbio la serietà del suo lavoro. In particolare è stato accusato di aver fatto ricorso a troppi ritagli di stampa. «Non credo che i ritagli dei giornali possano essere ignorati – si è giustificato – d’altronde tutto il caso è venuto fuori proprio grazie ad informazioni pubblicate sulla stampa», a cominciare dal Washington Post. E Marty ha ricordato che non tutte le informazioni sono state pubblicate, perché «la stampa americana è sottoposta a fortissime pressioni». Ha sottolineato poi che «il Consiglio d’Europa ha solo un peso morale, ma nessun potere di investigazione. Aspettiamo ancora la risposta degli stati membri», che entro il 21 febbraio dovrebbero fornire a questo organismo, nato nel `49 per difendere i diritti dell’uomo e che conta 43 stati membri, le informazioni in loro possesso. Marty ha invitato ieri i parlamenti nazionali a istituire commissioni di inchiesta sul caso: «Ciò che è necessario è l’impegno della società civile – ha aggiunto – che cerchiamo di incoraggiare in ogni modo».
Il commissario ai diritti dell’uomo del Consiglio d’Europa, Alvaro Gil Robles, aveva denunciato un mese fa l’esistenza di un carcere segreto della Cia in Kosovo, nel campo Usa di Bondsteel. Secondo Amnesty, la Cia avrebbe organizzato più di 800 voli sul territorio della Ue tra il settembre 2001 e oggi : 430 sono passati per la Germania, 210 per la Gran Bretagna, 59 per il Portogallo, 50 in Irlanda, 13 in Grecia, 5 in Italia, 2 in Francia e in Svezia.