“Andiamo avanti” gridano dai muri i manifesti di Forza Italia mentre Berlusconi annuncia: «Mai così tanti italiani al lavoro». Comunicando un’altra bugia. In realtà gli occupati continuano a diminuire in percentuale sulla popolazione attiva e intanto aumenta il numero delle imprese a rischio
Da qualche giorno le città italiane sono tappezzate dalla nuova serie di manifesti in cui Silvio Berlusconi sorride davanti a un cielo azzurro e, tra le altre meraviglie, informa gli italiani di tutte le meraviglie che hanno reso il nostro un paese migliore rispetto al cumulo di macerie che le orde cosacche si sono lasciate alle spalle. Tra questi c’è n’è uno che strilla: «Mai così tanti italiani al lavoro… e andiamo avanti». Chissà se funzionerà, chissà se gli italiani si lasceranno di nuovo convincere da tanto ottimismo. Perché purtroppo sono proprio i cittadini i primi a misurare nella loro quotidianità quello che le statistiche già descrivono senza dubbi come uno scenario preoccupante. A partire dal lavoro, che resta una delle voci che desta maggiore allarme e insicurezza tra gli italiani, compresi quelli che dicono di votare per Forza Italia.
Anche se il Cavaliere si inalbera quando il professor Mannheimer glielo fa notare, lo scenario del mondo del lavoro è tutt’altro che roseo, o azzurro come piace al premier. Non passa settimana senza che esploda una nuova crisi aziendale, e sono tantissimi i lavoratori che sono stati costretti a trascorrere queste festività presidiando simbolicamente le proprie fabbriche in disarmo. Anche la Fiat, non senza la complicità del ministro del Welfare, sta per riconquistare un posto d’onore nel bollettino dei posti di lavoro a rischio: non meno di mille dipendenti della prima industria italiana potrebbero essere sospinti – loro malgrado e malgrado la Grande Punto – sulla strada che porta al licenziamento.
In generale, nella grande impresa, non si vede un solo segnale che preannuncia l’inversione della tendenza alla riduzione della forza lavoro. E l’unico dato statistico in crescita, quello che autorizza Berlusconi a sorridere dai manifesti è l’aumento del numero dei precari, dei giovani (ma anche delle madri e dei padri di famiglia) costretti a offrirsi a ore in un call center senza nessuna certezza sul futuro, neanche su quello immediato, perché in molti casi non è nemmeno sicuro che alle ore di lavoro corrisponda un guadagno definiti. I soldi arrivano soltanto se si ha successo con il cliente al telefono. Un tempo si chiamava lavoro a cottimo.
Intanto aumentano le tariffe di luce e gas e non c’è più saldo che tenga per rianimare i consumi. Perché i lavoratori saranno anche aumentati, ma i soldi nelle loro tasche decisamente no. E ancora gli industriali combattono all’arma bianca contro la richiesta di aumento di un centinaio di euro avanzata da 1.600.000 metalmeccanici. «E andiamo avanti».