Delude, delude moltissimo l’assenza massiccia dei deputati nella seduta di ieri, 27 dicembre 2005, che avrebbe dovuto accertare l’attitudine della Camere all’amnistia. Credo che deluda non soltanto chi da questa maggioranza parlamentare è distante per orientamento, sensibilità, concezione del mondo e dei rapporti di convivenza in una società civile.
Delude, delude moltissimo l’assenza massiccia dei deputati nella seduta di ieri, 27 dicembre 2005, che avrebbe dovuto accertare l’attitudine della Camere all’amnistia. Credo che deluda non soltanto chi da questa maggioranza parlamentare è distante per orientamento, sensibilità, concezione del mondo e dei rapporti di convivenza in una società civile. Ma anche chi a questa maggioranza riconosca o abbia riconosciuto quel minimo di sensibilità e dignità istituzionale che dovrebbe intravedersi nell’avversario politico in ogni comunità statale. Credo che anche tra gli elettori di destra o di centro destra non siano pochi coloro che siano rimasti delusi dall’indifferenza disumana che rivela la diserzione dalla responsabilità politica che la Camera dei deputati della XIV Legislatura abbia dimostrato sulla questione dell’amnistia. Questione grave, tragicamente incisiva sull’animo umano, quale sola può essere la constatazione della massa di propri simili relegati nelle carceri. Perché non tutti lo sono per aver commesso delitti esecrandi, non tutti per aver determinato volontariamente la morte di una donna o di un uomo, non tutti per aver commesso peculato, concussione, malversazione, o altri reati di tale, o pari, o solo un po’ minore gravità. Non tutti in condizioni da potersi giovare del patrocinio di brillanti avvocati, non tutti che potessero beneficiare del provvedimenti che in forma di legge hanno favorito o … esentato dal rigore della legge penale chi può disporre della forma di legge per il suo personale interesse o di quello dei suoi laquais.
Questione grave quella della carceri così gremite da folle così diverse per reati ancora più diversi sia per gravità sia per beni violati od offesi. Questione grave perché sollecita, motivatamente ed urgentemente, una misura di una pari e forse maggiore gravità, l’amnistia. Grave questa misura perché rivela un fallimento, un fallimento dello stato di diritto, rivelatosi incapace di recupero del condannato, ma già prima incapace di misurare la condanna alla reale gravità dal fatto costitutivo del reato, incapace di risolvere il disagio sociale, causa se non esclusiva, certamente principale della diffusione della criminalità e dell’affollamento delle carceri, incapace di fornire alla comunità un servizio giudiziario non caratterizzato dalla intollerabile lunghezza dei processi, dalla discriminazione altrettanto intollerabile del costo della difesa nei processi.
Se è tanto grave la questione della carceri, se addirittura fallimentare è, di fronte a questa questione, la posizione dello stato di diritto, è ancora più grave l’irresponsabilità di non riconoscere la duplice gravità di ambedue le questioni. E il non riconoscerlo è nel non volere l’unico rimedio efficace, quello dell’amnistia. Perciò desolante, irritante ed intollerabile è la diserzione dei rappresentanti della nazione dalla seduta di ieri. Appunto perché intollerabile, non è possibile consentirne le conseguenze. Appunto perciò va incalzata la maggioranza degli assenti, degli indifferenti, degli irresponsabili fino a quando non si decideranno a compiere quanto necessario per affrontare l’intollerabilità della situazione della carceri, il crac dello stato di diritto.
Chi, come chi scrive, ha sempre guardato con diffidenza e con sostanziale contrarietà alle amnistie, perché incidono e negativamente sul principio di eguaglianza nel tempo tra rei del medesimo reato, si convinca che, se è con questa motivazione che si oppone all’amnistia, ancora più lesiva dell’eguaglianza è la permanenza in carcere della stragrande maggioranza dei detenuti rei di reati di dubbia configurazione come tali o vittime del disagio di massa che caratterizza la nostra società.
Chi è, invece, è contrario all’amnistia perché intontito dalla paura del ritorno in libertà di rei, rifletta sulle conseguenze del rifiuto. È di tali conseguenze che si deve avere paura.