Si chiama “mappa dell’amianto” ed è stata realizzata dal Trade Union Congress, l’organizzazione che raccoglie tutte le sigle sindacali britanniche. E’ una mappa drammatica perché racconta di 18.000 morti in 4 anni. E perché racconta che ci sono sì aree più o meno a rischio, ma, in definitiva, nessuno è immune dal pericoloso e spesso invisibile killer. John Monk, segretario generale dell’organizzazione sottolinea che “diciottomila morti tra lavoratori che hanno usato o sono stati in contatto con l’amianto è una cifra enorme. Ci aspettavamo – confessa – dati allarmanti ma non cifre così elevate. Dal 1997 ad oggi in Gran Bretagna sono morte più persone a causa dell’amianto che di incidenti stradali”.
Quella dell’amianto è una realtà drammatica e seria, secondo i sindacati che ribadiscono che il solo bando della sostanza (entrato in vigore l’anno scorso) non può essere considerato sufficiente a risolvere il problema. “L’asbestosi – dice ancora Monk – uccide quattromilacinquecento persone all’anno ma le proiezioni per il 2020 parlano di diecimila persone ogni anno”.
Le aree più colpite sono quelle tradizionalmente associate all’industria, alla cantieristica navale, ai porti, alle ferrovie. Ma nessuna zona del paese può dirsi immune dall’asbestosi. Tyne and Wear è la contea più colpita: l’amianto presente nella cantieristica navale della zona è responsabile di quasi ottocento morti in quattro anni. A sud il Devon è la contea più colpita, con il porto di Plymouth tra i posti di lavoro più a rischio. Nel sud est le vittime sono state duemila e anche Londra non è immune. La parte dei docks, in particolare, ad est della città (nei quali arrivava la maggior parte dell’amianto importato dalla Gran Bretagna) è tra quelle dove si registra il numero maggiore di morti legate all’amianto.
Ma anche il quartiere di Barking (dove esisteva una fabbrica di lavorazione dell’amianto) è stato pesantemente colpito dalla presenza del materiale. Il segretario regionale del Tuc, Mike Connolly, ricorda che “queste triste statistiche sono la pesante eredità del nostro passato industriale. La tragedia è che nei prossimi anni dobbiamo aspettarci nuove morti come risultato dell’esposizione all’amianto di centinaia di migliaia di lavoratori”.
“L’amianto – si legge nella ricerca – è stato usato negli ultimi cento anni in una svariata gamma di prodotti, da maschere antigas ad asciugacapelli, da materiali da costruzione a lamiere. Anche se finalmente – continua il rapporto – l’uso di amianto è stato proibito, ci sono ancora milioni di tonnellate di fibra in milioni di edifici sparsi per tutto il paese”. Uno dei propositi di questa ricerca è, come spiega John Monks, quello di “aiutare in qualche modo le vittime dell’amianto e le loro famiglie. Speriamo – dice Monks – di contribuire a far accelerare il processo di risarcimento iniziato dal governo attraverso la denuncia dell’incredibile numero di morti di cui l’amianto è responsabile”.
La denuncia dei sindacati si concretizza nella parte finale della ricerca dedicata alle richieste. Le Unions inglesi chiedono una messa al bando globale dell’amianto. Ma anche, a livello locale, la creazione di un registro pubblico in cui siano elencati tutti gli edifici in cui l’amianto è presente. “Questo registro – dice Monks – è estremamente importante perché il pubblico deve poter sapere con certezza se la casa o la scuola o qualunque altro edificio che frequenta nasconde amianto”. Inoltre i sindacati chiedono al governo uno sforzo maggiore per aiutare le vittime della sostanza killer.