Stando alle notizie ufficiali, ieri sono morte sul lavoro cinque persone. Sopra la media. Nel 2006 – ci informa l’Inail – i morti sul lavoro sono stati 1.302. Il che vuol dire 3,56 morti ogni giorno se si divide per i 365 giorni dell’anno, ma vuol dire quasi 5 morti al giorno se si levano ferie, domeniche e giorni festivi. Nel corso del 2006 – dice sempre l’Inail – il numero dei morti sul lavoro è in crescita del 2,2%. Questi dati sono stati consegnati proprio ieri al ministro del Lavoro Damiano dal direttore generale dell’Inail Pietro Giorgini. Cosa avrà pensato Damiano leggendo queste cifre che confermano il trend italiano che pone largamente il cosiddetto “omicidio bianco” al primo posto tra tutti i vari tipi di omicidio (seguito dagli omicidi in famiglia)? Come è possibile, se la morte sul lavoro è di gran lunga la prima causa di morte violenta, che si continui a concentrare l’attenzione, e i soldi, e le leggi, e l’impegno dei mass media, sull’incombente pericolo terrorista (ancora ieri il titolo più forte sui giornali on-line riguardava una certa relazione al Parlamento del capo della polizia che diceva: attenti ad Al Qaeda)? Qui da noi Al Qaeda ne ammazza pochi, chi ne ammazza molti sono gli imprenditori senza scrupoli.
E poi, cosa avrà pensato Damiano, leggendo di quei 1.302 morti, alla fine di una settimana nella quale si è preoccupato, nell’ordine, delle seguenti cose: 1) come fronteggiare l’aumento della vita media che comporta l’innalzamento dei costi per le pensioni; 2) come impedire che gente che ha lavorato 35 o 36 o 37 o anche quarant’anni (cioè quelli che Montezemolo ha definito i fannulloni) possa andarsene in pensione troppo presto; 3) come permettere alle imprese di continuare a utilizzare il lavoro precario (legalizzato dalla legge Treu e poi dalla legge 30) che certamente aumenta lo sfruttamento dei lavoratori e riduce la loro libertà, ma diminuisce il costo del lavoro e dunque incrementa i profitti; 4) come permettere un aumento degli straordinari, che riducono il costo del lavoro e l’occupazione e contengono gli stipendi di base; 5) come elargire alle imprese nuovi sgravi fiscali dopo il cuneo.
Andiamo al concreto. La cronaca di ieri: Kweku Abakan Reebodj, anni 49, originario del Ghana, morto alle 8,30 del mattino a Cavriago (Reggio Emilia) schiacciato da due travi che stava spostando. Giovanni Di Lorenzo, 32 anni, morto schiacciato da un escavatore in un cantiere di Baiano (Avellino). Sergio Pillitu, 51 anni, morto in fabbrica a Caprie (Torino) schiacciato da una pressa. Non si conoscono, invece, i nomi dell’autista di camion, di 44 anni, morto schiacciato dal suo camionin in serata a Candelara (Pesaro) e del cinquantenne morto nel pomeriggio in un cantiere a Liscate (Milano), in seguito a una caduta.