Allarme Fiom. Più poveri i salari operai

Inflazione superiore ai recuperi e servizi pubblici in ritirata, le retribuzioni italiane in fondo alle classifiche europee. E intanto Federmeccanica continua a offrire solo 60 euro. Il segretario generale Rinaldini: in settembre riparte la lotta

Isalari degli operai metalmeccanici hanno perso sempre più strada negli ultimi anni: l’inflazione li erode con andamento crescente, mentre il welfare si ritrae progressivamente, aggravando il peso a carico del netto in busta paga. Non è affatto rosea la prospettiva offerta ieri dalla Fiom, che ha diffuso i dati dell’Osservatorio sull’industria metalmeccanica, esposti dal responsabile Gianni Ferrante e dal segretario generale Gianni Rinaldini (nessuna cifra è calcolata direttamente dal sindacato, sono tutti numeri presi da fonti Eurostat, Istat, Banca d’Italia). Un dato per tutti: se dal 2000 al 2004 i prezzi sono cresciuti del 10,5%, i salari degli operai hanno visto un aumento dell’8,4%; il settore metalmeccanico nel suo complesso è riuscito a recuperare l’inflazione, ma solo perché il comparto degli impiegati ha avuto un incremento di un punto superiore all’aumento del carovita, innalzando la media. Le tute blu italiane sono anche svantaggiate rispetto a quelle europee: fatta 100 la retribuzione di un operaio tedesco dell’auto, infatti, il suo collega inglese prende 75, quello francese 67, mentre il lavoratore del nostro paese arriva a non più di 50-51: insomma, siamo esattamente alla metà. Nel contempo, gli altri paesi tengono bene il mercato, mentre le automobili italiane sono in evidente e duratura difficoltà: è il costo del lavoro a frenarle? Una difficoltà della nostra economia che si legge anche dal calo di reddito procapite, sceso dal 104% della media Ue di 10 anni fa, all’attuale 97% (in entrambi i casi si considera la Ue a 15 paesi). E ancora, dal 1995 al 2004 le retribuzioni reali italiane sono cresciute solo dello 0,2%, mentre negli stessi anni quelle tedesche sono cresciute del 16,1% e quelle francesi del 10,5%.

Ma il problema – come sottolinea lo stesso Rinaldini – è più profondamente politico, di scelte industriali e di distribuzione del reddito: negli ultimi 15 anni, infatti, 10 punti di Pil (dal 50% al 41%) sono passati dai redditi di lavoro e pensioni alle rendite e profitti. Un impoverimento generale delle classi più deboli, sia dal punto di vista contrattuale che da quello dei servizi pubblici offerti, mentre «in Italia può accadere oggi – dice il segretario generale Fiom – che qualcuno generi 2.200 miliardi di plusvalenze con un’operazione finanziaria, e per giunta totalmente esentasse».

E’ per questo motivo che il segretario dei metalmeccanici Cgil sposta il discorso sul tema delicato della contrattazione e del recupero del potere di acquisto dei salari. E spiega che non basta parlare di sola inflazione effettiva, ma che bisogna tenere conto di altri fattori che pesano sui salari. Due esempi per tutti: «Oggi un giovane lavoratore – afferma – per poter aspirare a una pensione simile a quella di un dipendente maturo, deve versare un’intera mensilità alla previdenza integrativa. Senza contare la sanità: se voglio un servizio decente, senza dover aspettare 8 mesi per un’analisi, devo pagare una visita privata». Insomma, voci assolutamente non contenute nell’inflazione programmata pensata nel luglio `93, ma neppure in quella effettiva. Qui entra in ballo la tesi alternativa sulla contrattazione (insieme alla seconda, sulla democrazia) che Rinaldini intende presentare entro l’1 agosto per il Congresso Cgil del marzo 2006: il segretario generale, per correttezza, non ha voluto farne diretta menzione, mantenendo assoluto riserbo sui contenuti, ma è prevedibile che pensi di aggiungere una sorta di «indice del welfare» all’«inflazione effettiva» e alle «quote di produttività» già incluse nella tesi approvata al direttivo Cgil.

Quanto al tavolo dei metalmeccanici, oggi si incontreranno le segreterie unitarie di Fim, Fiom e Uilm: Rinaldini annuncia che si parlerà di una ripresa delle lotte a settembre, fissando già un calendario. «D’altra parte – spiega – il presidente di Federmeccanica Calearo è tornato a offrire solo 60 euro, che è come dire di non voler firmare». Sulla Fiat, infine, il segretario generale Fiom ha detto che il sindacato si recherà a «quella specie di assemblea convocata dal governo, dove hanno invitato tutto il mondo»: ma sarà solo per vedere il piano industriale Fiat, perché «di trattative non si deve parlare prima di settembre, quando riapriranno le fabbriche e i delegati potranno partecipare».