Alla Camera il patto militare Italia-Israele

Previsto oggi il voto sull’intesa che prevede lo sviluppo congiunto di nuovi sistemi d’arma

Il giorno stesso in cui si apriva a New York la Conferenza di revisione del Trattato di non-proliferazione delle armi nucleari, a Roma è arrivato ieri in aula alla camera il disegno di legge n. 5592 per la ratifica ed esecuzione del Memorandum d’intesa italo-israeliano in materia di cooperazione nel settore militare e della difesa. Una coincidenza emblematica: il memorandum, stipulato il 16 giugno 2003 dai governi Berlusconi e Sharon, prevede lo sviluppo congiunto di nuovi sistemi d’arma, che Israele userà anche per potenziare le sue forze nucleari. Israele non solo è l’unico paese che in Medio Oriente possiede armi nucleari, ma è anche uno dei pochi (insieme a India e Pakistan) a non aver mai aderito al Trattato di non-proliferazione. In tal modo, evitando le ispezioni dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica e ignorando le ripetute risoluzioni dell’Assemblea generale dell’Onu, ha costruito un arsenale di 200-400 armi nucleari con una potenza equivalente a quasi 4.000 bombe di Hiroshima. Poiché il governo israeliano non ha mai ammesso di possedere armi nucleari (la cui esistenza è stata certificata anche dal direttore della Aiea), ciò renderà ancora più impenetrabile la cappa del segreto militare sui programmi italo-israeliani di ricerca e sviluppo che saranno varati nel quadro dell’accordo, coinvolgendo direttamente o indirettamente anche centri di ricerca universitari. Il parlamento italiano, una volta approvato il memorandum d’intesa, non avrà alcuna possibilità di controllarne l’esecuzione e lo sviluppo. Né potrà controllare la natura e destinazione degli armamenti prodotti ed esportati nel quadro dell’accordo: la legge 185 sull’esportazione di armi verrà così vanificata. Va infine ricordato che l’accordo costituisce (secondo le parole dei ministri degli esteri e della difesa) «un preciso impegno politico assunto dal governo italiano in materia di cooperazione con lo stato d’Israele nel campo della difesa». Poiché esso ha validità quinquennale ed è prorogabile automaticamente, vincolerà quindi non solo l’attuale ma anche i futuri governi a una precisa scelta di politica estera: quella di essere a fianco del governo israeliano qualunque cosa faccia.

Al senato il memorandum d’intesa è stato approvato il 2 febbraio a stragrande maggioranza (170 favorevoli, 18 contrari, 4 astenuti), grazie al fatto che i gruppi Democratici di sinistra-L’Ulivo e Margherita-DL-L’Ulivo si sono schierati con il centro-destra. Alla commissione esteri della camera, il 16 marzo, hanno invece espresso parere contrario non solo Rifondazione comunista, Comunisti italiani e Verdi (che al senato avevano votato contro), ma anche Democratici di sinistra-L’Ulivo e Margherita-DL-L’Ulivo. Resta ora da vedere come voteranno in aula. Un loro voto contrario non sarebbe probabilmente in grado di impedire l’approvazione del disegno di legge n. 5592, ma sarebbe comunque un significativo segnale politico lanciato al governo Berlusconi: quello di non poter più contare, come ha invece fatto al senato, su una «opposizione» che gli firma una cambiale in bianco per la guerra.