L’unica speranza dei lavoratori Alitalia è che il malato riesca a sopravvivere per altri quattro mesi, il tempo necessario per dare all’Italia un nuovo governo. Dall’incontro di domani a Palazzo Chigi, infatti, non è lecito aspettarsi granché. Non solo perché mancano pochi giorni allo scioglimento delle Camere ma soprattutto perché i partiti del centrodestra pensano già alla campagna elettorale e non sembrano avere una strategia valida e condivisa su come si fa a garantire il futuro di un’azienda che dà lavoro a migliaia di persone e che garantisce al paese la presenza in un settore strategico, qual è quello del trasporto aereo.
Basti pensare che ieri il titolo Alitalia ha subito un pesante crollo in Borsa (-8,6%) e non certo a causa degli scioperi degli ultimi 5 giorni – a Fiumicino ieri sono stati cancellati 181 voli fra arrivi e partenze – bensì, spiegano gli analisti, a seguito delle parole irresponsabili di due ministri della Lega, che in altrettante interviste hanno individuato nel fallimento una delle soluzioni possibili. «Ora basta aiuti. Se la compagnia sta in piedi, bene, se invece deve bruciare solo risorse vada incontro al suo destino», grida dalle colonne del Corriere della Sera il ministro per le Riforme Roberto Calderoli. «Non faccio il tifo per il fallimento – ha precisato ieri il ministro del Welfare, Roberto Maroni – ma se quanto sta accadendo in questi giorni perdura (gli scioperi ndr), l’unico risultato sarà portare i libri in tribunale».
Qualcuno nel governo dovrebbe spiegare a Maroni che se l’Alitalia non riesce a far quadrare i propri conti, mentre altre grandi compagnie concorrenti come Air France e Lufthansa dominano il mercato, non è certo per colpa degli scioperi ma di una strategia d’impresa sbagliata perché fondata solo sulla riduzione dei costi. A sostenerlo non sono solo i sindacati “controllati dai comunisti” ma, ad esempio, persone competenti come David Jarach, docente di marketing del trasporto aereo alla sda Bocconi, che indica proprio nel «mancato adeguamento dei ricavi», uno «degli elementi di criticità dell’ultimo trimestre 2005 di Alitalia». Anche il bilancio 2006 si chiuderà in rosso, come indicano documenti aziendali resi noti dai sindacati, manca inoltre una politica di alleanze. E tuttavia si continua a dare fiducia al presidente e amministratore delegato Giancarlo Cimoli. «La cura Cimoli è l’unica possibile – insiste Maroni – l’alternativa è o una presa in giro», cioè la nomina di un altro manager, «oppure il fallimento della società».
La posizione della Lega non è però condivisa dagli alleati. Per il ministro della Funzione Pubblica, Mario Baccini, è necessaria, a questo punto, «una verifica del piano industriale sul quale anche il governo deve dare il suo parere. Una verifica – aggiunge – che va fatta a 360 gradi con sindacati ed amministratori per trovare un punto comune ed evitare lo scontro frontale che è sotto gli occhi di tutti». Ieri il Sindaco di Roma, Walter Veltroni, il presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo e il presidente della Provincia di Roma, Enrico Gasbarra, hanno inviato una lettera al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, con la quale chiedono di prendere parte all’incontro di domani a Palazzo Chigi. «Se le critiche fatte al piano industriale si rivelassero vere – avverte da Bruxelles il ministro per le Politiche agricole Gianni Alemanno – allora si dovrebbe rimettere in discussione l’attuale consiglio di amministrazione».
Al fianco dei lavoratori dell’Alitalia si schiera il centrosinistra. «Cimoli, insieme al Governo, se ne deve andare perché con loro Alitalia non ha futuro», taglia corto Ugo Boghetta, responsabile nazionale trasporti del Prc. Quanto all’Unione, secondo Boghetta «deve dar vita ad una conferenza su Alitalia e sul trasporto aereo del paese per dare prospettive industriali all’azienda ed una strategia a tutto il comparto, le altre compagnie nazionale e le gestione aeroportuali».
Altro problema è che i sindacati sono divisi e che questa debolezza potrebbe essere strumentalizzata. Un appello per la costituzione di «un fronte unitario della lotta» tra le rappresentanze confederali e quelle del Sult viene dai lavoratori Atitech di Napoli, riuniti ieri in assemblea e che si uniscono alla mobilitazione dei dipendenti Alitalia in corso a Fiumicino. E’ stato anche votato un documento in cui si critica il piano industriale di Cimoli «esclusivamente rivolto alla svendita a pezzi di Alitalia servizi ed alla creazione di una lowcost quale AZ fly». Alla mozione ha già risposto il Sult, che nei giorni scorsi ha inviato due lettere alle segreterie nazionali di Cgil, Cisl, Uil, Ugl e Up per invitarli ad un incontro. Senza, però, ottenere risposta.