Alitalia. I sindacati: 48 ore di sciopero

Il modo in cui il governo – Tommaso Padoa Schioppa, in realtà – sta conducendo la vendita dell’Alitalia è sconcertante. Per certi versi i sindacati sono persino imbarazzati nel tentativo di dare un nome a una pratica che appare solo distruttiva di un patrimonio nazionale costruito con i soldi dei cittadini e la fatica di tanti lavoratori.
Mentre infatti si succedono le tappe della procedura d’asta, nulla si muove all’interno dell’azienda e – soprattutto – dalle parti del governo, che pure si era impegnato a portare a termine una seria «riforma del settore», in modo da evitare la concorrenza sleale delle compagnie low cost (aiutate dalla competizione demenziale tra comuni e province per accaparrarsene le destinazioni a suon di incentivi locali). Ma anche per dare una cornice unitaria a un quadro di regole di fatto inesistente. Per dirne una: non esiste un contratto del settore aereo e ogni compagnia si comporta come meglio crede.
Eredità di quando l’Alitalia era l’unica compagnia operante in questo paese. E proprio sul rinnovo del contratto nella compagnia di bandiera si è incentrata l’attenzione di Cgil, Cisl, Ugl e Sdl, che hanno inviato una pressante richiesta di incontro ad azienda e governo per affrontare «la vertenza contrattuale» del gruppo. Proprio il caos vigente rendecentrale «la necessità di rafforzare i contratti nazionali quali elemento di garanzia e di regolazione comune». La richiesta è comunque pressante, anche perché accompagnata dalla proclamazione di 48 ore di sciopero, con le prime 24 fissate per mercoledì 18 aprile.
Una critica più dettagliata arriva dal Sindacato dei lavoratori (Sdl), erede del Sult. L’incertezza in cui sta avvenendo la vendita di Alitalia, infatti, viene contrapposta al sostanziale «via libera» ancora concesso alle compagnie low cost. Fino a evidenziare il «paradosso: lo stato vende Alitalia ma continua a sovvenzionare le low cost che, come Ryanair, assumono lavoratori italiani fantasma, senza assistenza sanitaria,s enza pensione, che non pagano le tasse e non seguono neanche le norme previste in Italia».
Al contrario, è «chiarissima» la situazione dei dipendenti della compagni di bandiera, stretti fra l’incertezza sul futuro e un presente di «buste paga che perdono potere d’acquiato», «diritti contrattuali violati» e nuova dirigenza – con Libonati presidente – che sembra percorrere esattamente la stessa strada (dialogo zero) del dimissionato Cimoli.
Il principale sindacato dei piloti, l’Anpac, punta invece decisamente sulla qualità dei «piani industriali» che i potenziali acquirenti dovranno presentare. E a Prodi manda a dire: «Ora che sono delineate le cordate, il governo dovrà porre la massima attenzione alla valutazione dei piani industriali» e «alla credibilità dei soggetti che saranno chiamati a garantire la piena operatività di Alitalia». Neppure una parola di autocritica, però, per aver appoggiato un piano – quello di Cimoli – poi miseramente fallito. Solo un «purtroppo», che non è davvero una spiegazione.