Al Paese serve un’altra politica culturale

A mio parere Roma non ha bisogno di una “festa internazionale del cinema”, così come il cinema italiano non ha bisogno, sempre a mio parere, né di una festa, né di un altro festival.
Quando dico Roma non intendo i suoi commercianti, ma la città vera, le comunità, le periferie, la vita e i bisogni quotidiani. E tra i bisogni quotidiani c’è anche il bisogno di cultura, e quindi di cinema. E c’è bisogno di poter arrivare alla cultura, e al cinema, nel proprio quartiere, nel rispetto dei tempi di vita di ognuno di noi, nel rispetto delle possibilità economiche di ognuno di noi. Roma non ha bisogno di altri grandi eventi nei centri storici, che rendono ancor più deserti i deserti culturali di tutte le nostre periferie. Ha bisogno di luoghi pubblici di produzione e fruizione culturale. Dopo cinque anni di un governo che ha devastato economicamente, socialmente e culturalmente questo paese, le grandi risorse economiche trovate dal Comune di Roma potevano forse essere utilizzate per sostenere la produzione culturale – ridotta allo stremo – e i luoghi di cultura.

E quando dico che il cinema non ha bisogno di feste, mi riferisco al fatto che tra le cause principali delle difficoltà del cinema italiano ed europeo ad arrivare al pubblico – oltre a quelle ovviamente strutturali – c’è stato il lavoro serio e capillare di demolizione del concetto di cultura riferito al cinema. Lo si è ridotto da un lato a merce, dall’altro a puro “spettacolo” e divertimento. Trovo allora preoccupante che Comune, Provincia e Regione invece di riportare al centro del proprio progetto di intervento nella cultura la creatività, invece di lavorare per far sì che il cinema ritorni ad essere evento culturale – come è stato in tutti gli anni in cui la nostra era una cinematografia forte – contribuiscano a ridurlo, appunto, a “festa”.

Infine, e forse è l’aspetto più pericoloso di questa iniziativa, la concorrenza con il Festival di Venezia. La più importante mostra d’arte cinematografica del nostro paese è a rischio di sopravvivenza “grazie” ai tagli della Finanziaria di questo governo. Credo che compito di tutti coloro che ritengono che la cultura sia una risorsa fondamentale per la vita di un paese, compito dello Stato e di tutte le sue articolazioni, sia contribuire a sostenere la nostra più grande istituzione culturale pubblica. Non alla sua morte.

Se poi si pensa – come qualcuno ha proposto nel silenzio-assenso – che si possa dare il colpo definitivo anche al Centro sperimentale di cinematografia creando a Roma un’altra scuola di cinema, se si pensa cioè che la cultura debba essere affidata alle Camere di commercio, allora il futuro di questo paese è veramente a rischio.