Al G8 di Genova democrazia sospesa

A GENOVA, nel luglio del 2001, per più giorni fu abiurato lo stato di diritto. Le regole di base della democrazia furono ripetutamente calpestate. Sono passati più di sei anni e le ferite sono ancora aperte. Non abbiamo avuto un processo per l’uccisione di Carlo Giuliani, precluso da un’inaccettabile archiviazione. Ministri e presidenti del consiglio non hanno mai chiesto scusa alla cittadinanza e alle vittime delle violenze e degli abusi compiuti dalle forze dell’ordine, nonostante ricostruzioni i inoppugnabili e sentenze del tribunale civile che hanno obbligato lo stato a risarcire cittadini ingiustamente aggrediti. Gli operatori e i funzionari coinvolti in queste operazioni non sono stati sospesi; i massimi dirigenti sono stati addirittura promossi. Il parlamento ha finora rinunciato a istituire una commissione d’inchiesta né si è messa in cantiere unariforma democratica delle forze di sicurezza,sempre più necessaria. A Genova sono in corso alcuni processi, uno contro contro 25 persone accusate di devastazione e saccheggio, altri contro decine di appartenenti alle forze dell’ordine, per le torture nella caserma di Bolzaneto, il sanguinoso raid alla scuola Diaz e altri episodi. I pm hanno chiesto pene severissime – dai 6 ai 16 anni – per i 25 imputati, in applicazione di una figura di reato, devastazione e saccheggio, mai applicata prima alle manifestazioni di piazza. Crediamo nell’indipendenza della magistratura e siamo convinti che ciascuno sia responsabile delle proprie azioni, e proprio per questo riteniamo che le pene richieste siano del tutto sproporzionate rispetto agli episodi contestati. Per i processi contro oltre 70 agenti, funzionari e dirigenti delle forze dell’ordine, le sentenze di primo grado sono attese per l’anno prossimo, ma la prescrizione interverrà prima della sentenza. Le vicende giudiziarie seguite al G8 rischiano dunque di concludersi senza colpevoli sia per Bolzaneto, sia per la Diaz, in aggiunta al mancato processo per l’uccisione di Carlo Giuliani; solo il processo contro i 25 arriverà fino al terzo grado. Siamo convinti che il risarcimento per le violazioni costituzionali compiute nel luglio 2001 sia solo in parte competenza dei tribunali: è sotto il profilo etico, culturale e politico che dovrebbero arrivare i segnali più importanti. Le istituzioni, finora, hanno fallito questo loro compito: le mancate scuse alla cittadinanza, le promozioni accordate agli imputati, il silenzio del parlamento sono lì a testimoniarlo. Perciò riteniamo indispensabile proseguire ed intensificare il nostro impegno per la verità e la giustizia, per la difesa delle garanzie democratiche, per il diritto alla libertà d’espressione e di manifestazione. Non possiamo accettare che la sospensione dello stato di diritto sia archiviata con tanta leggerezza.