Ho riflettuto parecchio prima di dedicarmi a questo tentativo di risposta al compagno incazzato che ha scritto una lettera ospitata dal sito della FGCI di Roma Nord “La scintilla”.
Ho deciso di rispondere sostanzialmente per due motivi: il primo perché all’interno della sua riflessione vi sono elementi forti di sofferenza tipici di un compagno Comunista che vive male lo stato attuale delle cose, e per questo va rispettato, in secondo luogo perché trovo sbagliato condurre un attacco diretto contro il segretario generale del Partito (indipendentemente da chi ricopra quel ruolo) su un sito della nostra organizzazione.
Sono anche io un compagno incazzato e spesso ho dato libero sfogo alle mie amarezze di militante attivo, ma ho tentato di non usare mai il segretario nazionale o altri dirigenti del Partito come punto da colpire.
Il Partito non è Diliberto, il Partito è Diliberto insieme a tutti noi, dirigenti periferici, militanti, semplici iscritti, il Partito è una comunità complessa di compagne e compagni, ognuno con la propria idea, il proprio bagaglio di esperienze e la propria ricetta per risolvere i problemi.
Nelle nostre discussioni i gruppi dirigenti sono il bersaglio preferito, anche (non spesso per fortuna) nella Federazione che dirigo in qualità di Segretario provinciale mi è capitato più volte di essere bersaglio di critiche.
Lo schema è sempre lo stesso, a tutti i livelli: le cose vanno male? O perlomeno non vanno come si vorrebbe? E’ colpa del Segretario!!
Con questo metro di giudizio si nascondono le “colpe” del corpo militante nel suo complesso, che spesso è colpevole di vivere nell’immobilismo più totale.
Consiglierei, come metodo di approccio, di evitare la gara di responsabilità tra gli uni e gli altri, anche perché in questa maniera risulterebbe davvero difficile uscire dalla crisi reale che accompagna oramai da anni i comunisti nel nostro Paese.
Berlusconi e cricca vincono non perché i comunisti non svolgono correttamente il proprio lavoro, ma bensì perché in questo Paese è più attuale che mai una regressione culturale di grandissima portata. All’Ottobre, a Gramsci, alla Resistenza, alla gloriosa storia e tradizione del PCI, ai temi del lavoro, loro, la destra, rispondono con veline dalle cosce lunghissime, pubblicità incantate, carte di credito e finanziamenti che ti danno l’idea di essere meno povero di quel che sei: utilizzano, in sostanza, degli strumenti apparentemente più semplici dei nostri che richiedono lotte, sacrifici, rischi di licenziamento.
E’ chiaro che sono più sexy (come dice Letta per il suo PD) di noi, ti danno l’illusione di poter vivere meglio senza faticare. La stragrande maggioranza degli italiani (vedi problema culturale) non capiscono che utilizzando appieno gli strumenti del capitale rimangono strangolati e ricattati dai loro stessi vizi. E allora ti capita di volantinare davanti alla maggiore realtà industriale del nostro paese, la FIAT, e sentirti dire dai lavoratori “distribuisci soldi? No! Allora non mi interessa”. Oppure, “Devo stare bravo perché se perdo il lavoro con tutti i debiti che ho sono fottuto”.
Non vorrei apparire per colui che semplifica il rapporto “complicato” con la nostra classe sociale di riferimento, cioè i lavoratori, ma è innegabile che il famoso “problema culturale” ha preso piede, e purtroppo sembra farlo sempre più, all’interno del mondo del lavoro.
A Torino e provincia infatti, dove comunque la FdS ottiene alle regionali il 3,7%, otteniamo i migliori risultati e continuiamo a resistere non nelle cosiddette ‘barriere operaie’ ma dove vive la classe media. Anche lo studio delle fasce sociali che compongono il tessuto sociale del tesseramento al Partito nella nostra città dimostrano inequivocabilmente questo dato, medici, paramedici, insegnanti, pensionati, e solo in parte minima operai.
Ti racconto queste cose, compagno incazzato, per tentare di farti comprendere la portata dell’imbarbarimento culturale del nostro paese, che attraversa tutte le fasce sociali ma in maniera particolare quella più esposta ai messaggi dei grandi mezzi di comunicazione e più debole dal punto di vista del sapere.
I comunisti hanno sicuramente commesso un numero esagerato di errori, hanno certamente delle grosse responsabilità di fronte allo scollamento lavoratori-Partito, ma francamente non credo che le nostre scelte siano la causa principale della situazione attuale.
Anzi, ti confesso che mi piacerebbe pensarlo. Sarebbe più facile immaginare la ripresa.
In questa campagna elettorale e anche in quella prima, tutti i compagni/e impegnati, compreso tu, hanno potuto ascoltare con quale incisività il popolo della sinistra in generale chiedesse a chiunque si presentasse con un banchetto e con una bandiera di unirsi per sconfiggere Berlusconi. Prima dell’unità dei comunisti, prima del lavoro, prima della sanità e dell’ambiente, ti chiedevano di mandare a casa Berlusconi.
Certo, anche questo argomento non va utilizzato a nostro uso e consumo, ma un conto è il militante severo, politicizzato, che conosce perfettamente le dinamiche dei Partiti, un’altro è la gente comune che ha sempre votato comunista o a sinistra.
In questo senso i dati di Campania e Lombardia, dove per scelta o per necessità la Federazione della sinistra è andata da sola parlano chiaro: sottolineo che neanche in Campania, dove il Pd candidava un impresentabile, il popolo della sinistra ha scelto in maniera diffusa di votarci. Il misero dato della Campania, è bene che ce lo diciamo chiaro, vuol dire che la stragrande maggioranza dell’elettorato di sinistra, che nel recente passato ha anche votato Pdci o Rifondazione, antepone il voto contro Berlusconi e la destra a qualunque ragionamento di merito: una volta battuta la destra, sempre stando all’atteggiamento del nostro ‘elettorato standard’ si può lasciare spazio ai passaggi necessari per ricomporre questa sinistra sfasciata e perché no, la diaspora comunista.
Ecco secondo me era questo il senso dell’intervista del segretario rilasciata all’Unità: parlare a questi cittadini/e, dimostrare che non siamo ripiegati in discussioni interne alla Federazione spesso incompresibili ai più, dimostrare loro che i comunisti sanno affrontare una fase così difficile per il paese.
Siamo disponibili, dunque, a trattare sulla base dei programmi con il PD con l’IdV, e se proprio non se ne può fare a meno, con L’Udc. Ma perché e per cosa? Per difendere la democrazia e per tornare a far contare le ragioni del lavoro. Oggi, così come siamo, fuori dalla maggior parte delle Istituzioni, siamo davvero poco utili alle classi che ci candidiamo a rappresentare. Quante volte, nelle situazioni di crisi in particolare, dopo che i nostri compagni, spesso in modo generosissimo, hanno sostenuto concretamente la lotta, vediamo il deputato di turno del Pd o dell’Idv che in pochi minuti, solo per il fatto che ha la possibilità di presentare un’interpellanza o un’interrogazione in Parlamento, riesce a calamitare tutte le attenzioni? Se non siete d’accordo ditelo pubblicamente, sarete voi, in questo caso, ad essere giudicati dai lavoratori, dagli studenti, dai pensionati.
Nel Pd non sono tutti mafiosi come tu sostieni, lo sono forse quei dirigenti che si portano ancora dietro il fardello di responsabilità di aver azzerato il più forte e grande Partito Comunista d’Europa, ma nella sua base possiamo (se abbandoniamo i nostri pregiudizi) trovare vecchi compagni che con noi hanno condiviso anni e anni di battaglie nelle fabbriche, nel sindacato, compagni che si definiscono ancora Comunisti italiani. Vogliamo metterci nelle condizioni, attraverso il nostro Segretario generale, di poter dire loro che il nostro Partito è in campo per combattere una comune battaglia contro la destra? Vogliamo provare a far emergere le contraddizioni enormi in seno a quel Partito? Vogliamo provare una volta per tutte a portargli via qualche voto? Se lo vogliamo davvero occorre uscire dall’impasse del contro tutto e tutti, e non per diventare i servi sciocchi di Bersani e qualche altro, ma perché l’obiettivo di mandare a casa i fascisti travestiti da benpensanti è davvero alto. Inoltre mi permetto di sottolineare che qualunque alleanza, come sancito tra l’altro dal Congresso di Salsomaggiore, si basa sulla condivisione di programmi e che tale scelta è in piena coerenza con la storia dei comunisti italiani, che durante la Resistenza contro il fascismo anteposero la costruzione della Repubblica e della sua Costituzione alle grandissime differenze ideologiche e di programma tra i Partiti costituenti (e ricordo che i rapporti di forza allora erano certamente migliori di oggi per i comunisti).
E’ banale e superficiale parlare dei deputati mancati, degli apparati che a causa della situazione finanziaria non possono essere più a disposizione del Partito. Scusami, compagno incazzato, ma questa è una sciocchezza. Non essendo (credo e purtroppo) alle porte la rivoluzione proletaria io mi auguro che il PdCI possa davvero ritornare in fretta a disporre di deputati e di compagne e compagni di apparato. La stragrande maggioranza dei nostri iscritti, come sai, non vivono di rendita, pertanto impiegano purtroppo la maggior parte della loro giornata a lavorare per portare a casa la fatidica pagnotta, gli apparati (di cui il glorioso PCI faceva comunemente uso) garantiscono al Partito un lavoro costante utile a mantenere una struttura, anche se piccola, dalle dimensioni nazionali. I deputati, i senatori, i consiglieri a tutti i livelli, ci hanno consentito invece di ottenere quelle informazioni (che solo se stai nei ‘luoghi della politica’ hai possibilità di recepire) necessarie di cui oggi si sente gravemente l’assenza, e ci hanno consentito inoltre – fatto non scontato – di mantenere in piedi la struttura, considerato che il nostro Partito non riceve finanziamenti da industriali o simili. Le istituzioni ci mettono in grado di compiere laddove è possibile, azioni mirate a risolvere i problemi dei lavoratori, così come alla regione Piemonte, dove il nostro consigliere compagno Chieppa ha ottenuto, dopo una duro scontro (anche con il PD), la possibilità di anticipare del denaro senza interessi e con la regola della non restituzione qualora non arrivino gli arretrati degli stipendi, ai lavoratori Agile ex Eutelia.
Ti dico la verità, compagno incazzato, la Federazione della sinistra non entusiasma neanche me, devi credermi. Tuttavia non posso evitare da marxista di guardare in faccia la realtà, e questa mi dice che da soli non ce la possiamo fare: forse possiamo decidere di misurare fino in fondo tutta la nostra purezza, ma io penso invece che sia giusto dare la possibilità alla mia piccola bambina di 13 anni di poter crescere in un mondo un po’ diverso, un po’ migliore anche grazie al contributo dei comunisti. Ecco, vorrei pensare che la nostra smisurata passione e dedizione al Partito, non fossero del tutto inutili, non vorrei accompagnare il lungo viaggio dei comunisti attraverso la storia verso una tomba mortale.
Il congresso del Partito si svolgerà sicuramente nel 2011, in quella sede avremo modo di confrontarci, di discutere sul da farsi, ma ti invito a non desistere rispetto alla prospettiva dell’unità dei comunisti. Ognuno di noi all’interno delle proprie Federazioni, dei propri Regionali avrà modo di esprimersi liberamente, lo farò anche io, lo faranno tanti e tanti altri compagni/e.
Molti di questi saranno liberi di sostenere che il passaggio della Federazione della sinistra non è in contraddizione con un progetto che sviluppi un ragionamento volto al lancio di un processo fondante dei comunisti destinato a ricomporre gli stessi in un unico Partito.
Oggi, e per molto tempo ancora, i comunisti sono destinati a resistere, nessuno di noi può permettersi il lusso di fare un solo passo indietro, neanche tu compagno incazzato, e per questo che mi auguro con estrema sincerità di averti fino alla fine tra le nostre fila, quelle dei comunisti che sbagliano, che lottano, che si difendono, ma che non mollano mai.
D’altra parte è questo che ci hanno insegnato con i loro sacrifici quelle migliaia e migliaia di Partigiani Comunisti che hanno sacrificato la loro vita per concedere a noi il diritto di poterci ritrovare per discutere e programmare il nostro lavoro di militanti comunisti. Non sono in grado di dirti se durerà ancora per molto tempo questa libertà, ma posso dirti che la situazione attuale non ci consente di dividerci ulteriormente.
Un abbraccio
Mao Calliano
Segretario federazione PdCI di Torino