Aids. Big Pharma al tappeto.

“Con il consenso di tutte le parti, vorremmo semplicemente chiedere a vostra eccellenza di rilevare che l’istanza è ritirata”. Questa dichiarazione di Stephanus Cilliers, legale delle multinazionali farmaceutiche, ha messo la parola fine al processo che aveva come imputato il governo del Sudafrica, reo di voler garantire il diritto alla cura dei suoi cittadini malati di Aids anche a costo di danneggiare gli interessi economici delle compagnie proprietarie dei brevetti dei farmaci usati per contrastare lo sviluppo della malattia.
Quanto era stato anticipato nei giorni scorsi si è dunque avverato: le 39 società che si erano rivolte alla giustizia contro una legge che ignorava i loro diritti di proprietà sui medicinali usati per contrastare l’Aids hanno piegato la testa e innestato la retromarcia. L’annuncio fatto ieri dall’avvocato Cilliers in un’aula del tribunale di Pretoria è stato accolto dagli evviva e dai canti di vittoria dei numerosi attivisti delle associazioni anti Aids che non hanno voluto perdersi la scena e hanno subito proceduto a festeggiare sul posto “l’occhio nero” (parole loro) inflitto ai cattivoni di “Big Pharma”.
Quanto agli sconfitti (ma solo per questo round), quella di ieri è stata una giornata molto dura, soprattutto per lo stuolo di portavoce e rappresentanti legali a vario titolo ai quali è toccato il non facile compito di tentare di salvare la faccia del gotha dell’industria farmaceutica mondiale. L’ottimistica lettura della vicenda data dalla Glaxo, tanto per fare un esempio, è la seguente: noi non abbiamo perso, perché il governo del Sudafrica si è impegnato a rispettare le leggi internazionali in materia di brevetti. Eppure, la ministra sudafricana della sanità, Manto Tsabahala-Msimang, ha dichiarato che il suo governo non ha acconsentito a dare nulla in cambio del ritiro della causa giudiziaria da parte delle multinazionali. Il che significa che non ha rinunciato a valersi della possibilità di ignorare l’esistenza dei brevetti, acquistando “copie” dei prodotti necessari per i trattamenti anti Aids meno costose degli originali, se l’esigenza di tutelare la salute pubblica lo richiederà. Il “se”, in questo caso, è una pura formula di cortesia date le cifre a sei zeri relative alla diffusione dell’infezione da Hiv in Sudafrica. Il ministero della sanità si è impegnato, questo sì, a elaborare in tempi brevissimi una bozza di regolamento che permetta di applicare al più presto il Medicines Act del 1997, cioè la legge fino a ieri tanto osteggiata dalle compagnie farmaceutiche. Questa bozza potrà poi essere oggetto di trattative anche con l’industria farmaceutica, che tuttavia non disporrà in linea di principio di alcun diritto di veto.
Ma quando si tratta di salvare la faccia non si va troppo per il sottile. Perciò, una dichiarazione diffusa ieri a Ginevra dalla Federazione internazionale delle industrie farmaceutiche si rallegrava della sintonia di opinioni raggiunta con le autorità sudafricane: “Sia il governo del Sudafrica che l’industria concordano sul fatto che la protezione della proprietà intellettuale è un incentivo essenziale per l’innovazione, non un ostacolo all’accesso alle cure”. La diplomazia del linguaggio non cambia la realtà dei fatti, che rimane quella di una batosta ricevuta sul campo. L’amministratore della Glaxo, Jean Pierre Garnier, spera comunque “che i veri vincitori qui saranno i malati”.
Quanto a questo non secondario aspetto, di problemi ce ne sono ancora molti. Zachie Achmat, responsabile della Treatment Action Campaign (Tac), non si accontenta della vittoria ottenuta contro le multinazionali farmaceutiche: “Le difficoltà – ha affermato -cominciano adesso. Dobbiamo ottenere che il nostro paese (il Sudafrica, ndr) impieghi le risorse di cui dispone e ne raccolga altre per dare il via a un adeguato piano di trattamenti”. Proprio la necessità di far fronte a un problema di dimensioni enormi rende poco credibile che il governo sudafricano, così come quelli di tutti gli altri paesi che si trovano in condizioni simili, sia in grado di rispettare i brevetti come pretendono le compagnie. Tanto per dare un’idea, farmaci per i trattamenti anti Aids importati dall’India e non coperti da brevetti costano 350 dollari l’anno a persona, cioè da due a tre volte di meno dei medicinali offerti dalle compagnie occidentali a prezzo di costo e (stime loro) senza alcun margine di guadagno. L’industria farmaceutica dovrà quindi rassegnarsi a continuare a ricavare la maggior parte dei suoi profitti sui ricchi mercati occidentali. Ma anche su questi ultimi potrebbe verificarsi un effetto “Sudafrica” tendente a ricontrattare i prezzi dei trattamenti anti Aids. Il ministro italiano della sanità, Umberto Veronesi, ha fatto sapere ieri che il 2 maggio prossimo incontrerà i vertici di Farmindustria per discutere un ammorbidimento della copertura brevettuale che dovrebbe portare a una sensibile riduzione dei costi dei medicinali anti Aids. Veronesi ha poi anche annunciato una serie di interventi dell’Italia per contrastare la diffusione dell’Aids in Africa.