Ai cattolici piacciono i Pacs

Una risposta al gioco al rimpiattino che, da mesi, il leader dell’Unione Romano Prodi e il segreteraio della Margherita Francesco Rutelli hanno ingaggiato con le alte gerarchie vaticane arriva, ieri, da una più che tempestiva indagine dell’Eurispes. Che a sorpresa rivela: il 68,7% dei cattolici italiani è a favore dei Pacs, il 65,6% difende la legge sul divorzio, del 77,8% è la percentuale di coloro che si dichiarano contrari al divieto dell’eucarestia per i divorziati mentre arrivano addirittura all’83,2% quanti si dicono favorevoli all’interruzione di gravidanza se la madre è in pericolo. Scende è vero la percentuale – rispettivamente del 72,9% e del 61,9% – per i feti affetti da gravi anomolie o per gravidanze provocate da violenza sessuale. E ancora più cala quando a essere motivo di interruzione di gravidanza sono le condizioni economiche della madre (26,4%) o la volontà di non avere figli (21,9%).

Come che sia è un popolo disobbediente, quello cattolico, che poco sembra voler abbracciare la linea della Santa sede e dei partiti centristi che le si stringono attorno certi di poter pescare dentro un bacino di voti sicuri.

L’indagine Eurispes – contenuta nel Rapporto Italia 2006 e condotto su un campione rappresentativo della popolazione italiana di 1.1070 intervistati tra il 22 dicembre 2005 e il 5 gennaio del 2006 – parla un’altra lingua. E lo fa all’indomani delle due grandi manifestazioni di Roma e Milano – quella a favore dei Pacs e quella in difesa della 194 e della libertà femminile – spacciate per offensive laiche e laiciste dall’intero mondo cattolico istituzionale.

«La realtà – spiega il presidente dell’Eurispes Gian Maria Fara – è che in Italia, tra la Chiesa cattolica e i suoi fedeli, c’è la stessa discontinuità che esiste, politicamente parlando, tra paese ufficila e paese reale». Come dire, insomma, che le gerarchie ecclesiastiche «non corrispondono – nell’eleborazione dell’indirizzo religioso – alle difficoltà e alle esigenze dei fedeli cattolici». L’analisi è lucida ma non aiuta a spiegare, un solo esempio tra i tanti, il fallimento del referendum sulla fecondazione assistita visto che il 58,7% dei cattolici se ne sarebbe dichiarato a favore.

Il Paese, comunque, è cattolico perché cattolici si sono dichiarati l’87,8% degli italiani, l’8% in più rispetto a soli otto anni fa anche se solo un terzo di loro si dice praticante. Ma a «prevalere – aggiunge Fara – è l’immagine di una religiosità `vacillante’ e lontana dall’idea di un rilancio religioso autentico». La rilevazione dell’Eurispes è di straordinaria importanza, commenta per la Rosa nel pugno, Daniele Capezzone: «Dai pacs al divorzio, si conferma un evidente scollamento tra la Chiesa intesa come comunità dei credenti e le massime gerarchie ecclesiastiche».

E i commenti si sprecano: «I cattolici italiani – afferma il leader dei Verdi Pecoraro Scanio – sanno benissimo che i Pacs sono un’estensione dei diritti per tutti e li difendono. La ricerca Eurispes fornisce dati importanti e sconfessa la demagogia e la disinformazione della destra, che ha cercato di strumentalizzare i Pacs senza convincere i credenti». Mentre Sergio Lo Giudice, presidente nazionale dell’Arcigay si augura che «la classe politica italiana si svegli dal sonno della ragione: gli italiani, cattolici e non, sono a favore del Pacs. Lasciarsi guidare su questo tema dalle gerarchie vaticane non solo è illiberale e contrario alla nostra Costituzione, ma è un grave errore politico ed elettorale».

La tornata primaverile è sempre dietro l’angolo ma a molti, comprensibilmente concentrati sui Pcs e sulla difesa della 194, sfugge che sul tavolo si gioca anche un’altra questione tra le più centrali: quella delle scuole cattoliche. Anche a molti cattolici, infatti, non vanno giù i privilegi di cui godono gli istitui religiosi.

E’ un messaggio chiaro quello che arriva dal sondaggio. Dovrebbe sconsigliare anche la destra dal tentativo integralista di trasformare il confronto politico in una sorta di guerra di religione. Resta però inevaso un quesito: perché questa alta percentuale di cattolici avveduti e distanti dai proclami del vaticano e dei suoi corifei politici abbia poi disertato le urne nel referendum sulla procreazione.