Ieri mattina si è tenuta la riunione dei senatori e deputati impegnati nella battaglia di opposizione alle intenzioni del governo sulla proroga e il rifinanziamento della missione italiana in Afghanistan. Erano presenti parlamentari del Prc, dei Verdi e del Pdci. La riunione è stata caratterizzata da una forte unanimità nelle valutazioni della situazione e delle prospettive e da una assoluta convergenza per ciò che riguarda le iniziative da assumere tanto in ambito parlamentare quanto nel Paese allo scopo di sostenere e rendere quanto più efficace possibile la mobilitazione delle forze pacifiste, contrarie ad una politica che si collochi in sostanziale continuità con le scelte operate dal governo di centrodestra.
Nel merito la discussione si è concentrata su due aspetti principali. Il primo di questi riguarda i passaggi del confronto parlamentare che si svilupperà durante la seconda metà del mese di luglio prima alla Camera e poi al Senato sullo sfondo della discussione sul disegno di legge governativo relativo alle 29 missioni italiane all’estero e, in particolare, alla missione in Afghanistan.
Su questo terreno è emerso l’intendimento, da tutti condiviso, di produrre emendamenti che ruotino intorno a due obiettivi: il primo consiste nell’immediata cancellazione del rifinanziamento della partecipazione italiana a Enduring Freedom (la campagna americana ufficialmente motivata dalla necessità di combattere il “terrorismo internazionale” e in realtà ormai inequivocabilmente rivelatasi una guerra di aggressione finalizzata alla occupazione del paese asiatico per controllare le vie energetiche e per disporre di un avamposto militare in grado di far pesare una minaccia nei confronti dei paesi confinanti, a cominciare dalla Cina, dall’India, dalla Russia e dall’Iran); il secondo riguarda l’inserimento nel dispositivo del ddl del governo di un chiaro e impegnativo riferimento ad una “strategia di uscita” del nostro Paese dalla guerra in Afghanistan.
Tutti i presenti si sono dichiarati d’accordo nel considerare entrambe queste richieste ineludibili al fine di operare nei fatti quella “discontinuità” che tutte le forze politiche della sinistra dell’Unione hanno sempre dichiarato di considerare indispensabile.
Tale valutazione – è bene ricordarlo – implica in negativo l’unanime convincimento che, per come esso è stato sin qui elaborato, il ddl del governo non contiene ipotesi e proposte tali da introdurre nelle scelte del governo un cambiamento di rotta rispetto alle politiche del precedente governo, informate dalla volontà di schierare l’Italia, in palese violazione dell’articolo 11 della Costituzione, al fianco degli Stati Uniti nella politica di aggressione e di guerra promossa dall’attuale amministrazione Bush.
Il secondo argomento affrontato nel corso della riunione concerne le iniziative di movimento che i parlamentari pacifisti intendono promuovere per rispondere alle sempre più forti domande di partecipazione che provengono loro, unitamente alle manifestazioni di solidarietà e di consenso nei confronti della loro battaglia, dai movimenti, dalle associazioni, da vasti e qualificati ambiti di società civile.
Nel concreto, si è deciso di organizzare per la mattina di sabato 15 luglio a Roma un’assemblea che vedrà la partecipazione di rappresentanti dei movimenti, dell’associazionismo di base, dei sindacati nonché di figure prestigiose dell’intellettualità critica, del giornalismo e naturalmente delle forze politiche impegnate nel Paese e nelle istituzioni in questa decisiva battaglia di civiltà.
“No alla guerra, senza se e senza ma”: sarà questo il titolo della manifestazione (con un sottotitolo non meno significativo: “via dall’Iraq, via dall’Afghanistan”) all’insegna del quale si terrà questa assemblea auto-convocata. In tale occasione gli interventi produrranno elementi di riflessione, di conoscenza e di proposta tesi a dare visibilità e forza ad una iniziativa che già oggi, mentre scriviamo, ha prodotto effetti di grande rilevanza, non prevedibili sino ad un recente passato.
Appare incontrovertibile, infatti, che proprio la mobilitazione delle forze pacifiste nel Paese e nelle istituzioni ha riaperto una discussione sulle direttrici della politica internazionale del governo imponendo a tutta la maggioranza di riflettere sui propri intendimenti e sulle proprie concrete scelte politiche. Mancano ancora più di 20 giorni prima del voto conclusivo del Parlamento. Si tratta di uno spazio di tempo importante che va riempito di iniziative, nutrito di idee e vissuto con la coerenza e la determinazione che hanno sin qui ispirato le prese di posizione dei soggetti impegnati contro la guerra. In questo arco di tempo lo schieramento pacifista può crescere, nella sua capacità di impatto e di condizionamento. In questa direzione la riunione di ieri mattina ha segnato un importante passo in avanti.
*Senatore PRC, area “L’Ernesto”