Afghanistan, navi in vista

Tra le pieghe del decreto di finanziamento delle missioni militari all’estero approvato venerdì scorso dal governo spicca uno strano spostamento di risorse all’interno dei finanziamenti per la guerra in Afghanistan. E se l’Italia non ha mandato i caccia Amx ha però aumentato proprio in questi giorni la propria presenza navale nel golfo Arabico. Oltre alla fregata «Euro» (240 uomini di euipaggio) presente dal 1 febbraio con compiti di pattugliamento , dissuasione e scorta, sono partite l’8 giugno da Taranto la nave «Etna» e la «Comandante Foscari» per altri 366 uomini complessivi. La «Etna» è un rifornitore, una nave di appoggio e comando tattico dotata tra l’altro di un ospedale militare capace di curare fino a 1.800 uomini. La seconda invece è un piccolo pattugliatore di ultima generazione dotato di tecnologia «stealth».
Il primo ad accorgersi dell’aumento di fondi a «Enduring Freedom» è stato il deputato del Prc Salvatore Cannavò, notando una strana diminuzione di 12 milioni di euro del finanziamento ad Isaf (la missione «terrestre» Nato a Kabul e Herat) e un contemporaneo aumento della stessa entità per «Enduring Freedom». «La riduzione ad Isaf dunque – secondo Cannavò – non è motivata dalla rotazione fisiologica dei soldati ma nasconde il rafforzamento della partecipazione italiana a Enduring Freedom, una partita di giro che accresce il contributo italiano alla missione guidata dagli Stati Uniti proprio sul punto in cui avevamo chiesto al governo un segnale di discontinuità insime a molte associazioni pacifiste. Non credevamo che la risposta fosse l’esatto contrario, un ulteriore motivo per non votare questo provvedimento».
Secondo la relazione illustrativa che accompagna il decreto, le due missioni alle quali partecipano uomini e mezzi della Marina militare italiana («Resolute Behaviour» nel mare Arabico e «Active Endeavour» nel Mediterraneo») sono «in linea con le risoluzioni Onu n. 1368 del 12 settembre 2001, n. 1373 del 28 settembre 2001 e n. 1390 del 16 gennaio 2002». Lo scopo, in sostanza, è la guerra al terrorismo avviata dagli Usa dopo l’11 settembre, cioè «offrire deterrenza e protezione contro attività terroristiche e di pirateria marittima», «attività di controllo e sorveglianza», «scorta del naviglio mercantile e operazioni di contromisure mine».
L’invio di nuove navi, secondo il ministero della Difesa, fa parte però di operazioni autorizzate dall’allora ministro Martino, avviate all’inizio di febbraio e quindi non coperte dal decreto semestrale scaduto il 30 giugno. Una scelta già fatta di cui il governo Prodi si sarebbe trovato a garantire solo una copertura ‘a consuntivo’: «Il decreto parla chiaro, non c’è nessun aumento né di fondi né di soldati alle missioni che operano in Afghanistan», precisa il ministro Arturo Parisi. A conti fatti, per tutte le missioni in Afghanistan si è passati dai 162.373.497 euro stanziati da Berlusconi ai 162.201.155 di Prodi. Una piccola riduzione di fronte a impegni militari sostanzialmente immutati nonostante la parziale copertura degli oneri non previsti da Martino.
Le navi arrivate nel golfo in questi giorni svolgeranno comunque un ruolo importante: dal 28 giugno, infatti, il contrammiraglio Salvatore Ruzittu ha assunto il comando delle forze Nato che operano nell’Oceano Indiano («Task Force 152» o CTF 152) rilevando nell’incarico il comandante del 12mo Gruppo di portaerei della Marina Usa imbarcato sulla portaerei «Enterprise». E’ la prima volta, sottolinea la Marina, che questa task force si trova sotto la guida di un ufficiale non americano. Il «CTF 152» sarà impegnato a «garantire la stabilità e la sicurezza delle vie di comunicazione marittime della regione medio orientale attraverso la condotta di operazioni per la sicurezza marittima». Già nel marzo scorso, in effetti, la fregata «Euro» ha partecipato a una esercitazione di caccia e difesa anti-sommergibile denominata «Arabian Shark» insieme agli alleati Nato e alla marina di Bahrein, Kuwait e Pakistan. A queste tre navi, impegnate nella missione «Resolute Behaviour», si aggiunge sempre nel quadro Nato di «Enduring Freedom» la fregata «Aliseo», impegnata dall’inizio dell’anno nella missione «Active Endeavour» nel Mediterraneo meridionale. Il comandante della nave, tra l’altro, ha assunto all’inizio di gennaio il coordinamento delle attività di tutto il gruppo strategico navale.
Il centrosinistra intanto prova a chiudere le polemiche di questi giorni. Marina Sereni, vicapogruppo dell’Ulivo alla camera, apre a una mozione di indirizzo da portare in sede Nato e Onu ma chiede alle sinistre di approvare il ddl sulle missioni senza «problemi di coscienza» e senza il bavaglio della fiducia. I Cobas e i pacifisti che hanno manifestato la settimana scorsa, ad ogni buon conto, si incontreranno giovedì per decidere la mobilitazione del 17 luglio, giorno in cui il decreto arriverà nell’aula della camera.