Afghanistan, l’Italia si «ritira». Via le navi ma non le truppe

In Afghanistan non c’è il mare ma dopo l’Iraq cala il sipario anche sulla partecipazione italiana alla missione «Enduring Freedom». Con una sobria cerimonia a bordo della portaerei Garibaldi, la marina e il sottosegretario alla Difesa Giovanni Forcieri (Ds) hanno salutato il rientro a Taranto delle ultime due navi impegnate in mare Arabico, mar Rosso e Golfo Persico, Comandante Foscari ed Etna (la cui presenza nell’area aveva destato un certo stupore durante la discussione sul rifinanziamento delle missioni da parte del centrosinistra nel luglio scorso).
L’impegno del grosso delle nostre forze armate in Afghanistan nel quadro della missione «Isaf» della Nato però resta intatto: «Non è questo il momento di lasciare – ha ribadito Forcieri a nome del governo – perché vorrebbe dire consegnare il paese ai talebani». «Se oggi l’Afghanistan è avviato verso una transizione lenta, faticosa e difficile verso uno stato libero e democratico lo si deve anche a questa missione». Le perplessità crescenti dell’ala sinistra della coalizione non lo preoccupano: «Non resteremo in eterno, alla fine credo che troveremo una soluzione soddisfacente».
La marina italiana resta impegnata nel Mediterraneo (operazione «Active Endeavour») ma abbandona il Golfo, l’Oceano Indiano e il Corno d’Africa, dove è stata impegnata per cinque anni in operazioni di pattugliamento, scorta ai mercantili, interdizione, sorveglianza e soprattutto «difesa delle piattaforme petrolifere» ed esercitazioni con molti paesi dell’area (Bahrein, Qatar, Kuwait, Emirati, Arabia Saudita, Oman e India).
L’operazione, supportata dalle risoluzioni Onu 1368, 1373 e 1386 del 2001 si prefiggeva «lo scopo di disarticolare e distruggere Al Qaeda, interdire l’accesso e l’utilizzo da parte di gruppi terroristici di armi di distruzione di massa, scoraggiare determinati paesi a continuare a sostenere il terrorismo internazionale» nel quadro della «guerra globale al terrorismo» decisa dall’amministrazione Bush. Nessuno di questi obiettivi può dirsi raggiunto: Al Qaeda ha continuato a colpire con ferocia, tra l’altro, a Bali, Madrid e Londra. In Afghanistan non c’erano e non ci sono armi di distruzione di massa ma il primato mondiale della coltivazione di papavero da oppio per la produzione di eroina. E anche se non c’è nessuna prova sulla presenza di «leader terroristi», la situazione in Yemen e Somalia se possibile è perfino peggiorata dal punto di visto dell’Organizzazione atlantica.
L’impegno della marina in Enduring Freedom è stato il più lungo dal dopoguerra: dal 18 novembre 2001 a oggi circa 6mila marinai si sono alternati a bordo di 15 navi, con un impegno di responsabilità crescente che nel 2006 ha portato al comando italiano delle unità da guerra americane nella cosiddetta «Task Force 152» con il contrammiraglio Ruzittu prima e il contrammiraglio Foltzer poi.
«Una missione di pieno successo», l’hanno definita il capo di stato maggiore della marina ammiraglio Paolo La Rosa e il sottosegretario Forcieri. «Nessun incidente, nessun danno a persone o macchine, nessun colpo sparato» in 8.400 ispezioni a navi mercantili. Una «deterrenza» davvero serrata: in cinque anni non è mai stato sequestrato un carico sospetto né arrestato alcun «papavero» di Al Qaeda.
Sul lungo ponte della Garibaldi, sferzato dal vento, il sottosegretario Forcieri difende a spada tratta sia la possibile privatizzazione di Fincantieri che gli aumenti alla spesa militare previsti nella finanziaria che sarà approvata venerdì dal centrosinistra: «Dopo i pesanti tagli del governo Berlusconi abbiamo ripristinato tutti gli investimenti tecnologici necessari alla Difesa (circa 1,7 miliardi di euro, ndr) e perso solo 50 milioni per l’esercizio». I sommergibili Todaro, la nuova portaerei Cavour, le sei fregate «Fremm» (di cui 2 entro il 2007) e gli aerei «Jsf» sono dunque salvi.
A gennaio scade il finanziamento delle missioni e tranne a luglio, all’inizio del governo Prodi, hanno sempre votato contro il rinnovo di Isaf tutte le sinistre dal correntone Ds al Prc.Sollecitato sul netto no alla missione in Afghanistan annunciato sul Corsera dalla capogruppo del Pdci in senato Manuela Palermi, Forcieri non si sottrae: «Mi sembra un giudizio sbagliato – risponde – tra i progetti dei talebani tra l’altro c’era anche quello di uccidere le donne comuniste.. proprio per questo non vogliamo andar via ma vogliamo accompagnare alla presenza militare quella civile con più cooperazione». La Nato chiede più truppe? «La nostra posizione è la stessa del governo Berlusconi, non abbiamo aumentato l’impegno né cambiato dislocazione e caveat (le regole di ingaggio nazionali, ndr)». Sarà per questo che la battaglia parlamentare si annuncia aspra. E il voto decisivo della destra per il futuro della missione Nato è qualcosa di più di una eventualità.