Afghanistan, dal ddl sparisce l’oppio «umanitario»

Dal decreto di proroga della missione italiana in Afghanistan scompare l’emendamento per l’acquisto dell’oppio locale da utilizzare a scopi terapeutici. Presentato alla camera dal segretario alla presidenza Sergio D’Elia (Rnp) e dai capogruppo Angelo Bonelli (Verdi) e Gennaro Migliore (Prc), era uno dei tre punti che i cosiddetti «dissidenti» della sinistra radicale avevano inchiavardato al loro sì al ddl che sarà votato a fine marzo. Un decreto che di sicuro non avrà il voto favorevole dell’eretico numero uno, Franco Turigliatto, che ne ha dato notizia ufficiale nella sua dichiarazione di voto ieri al Senato. Rimane invece la Conferenza internazionale di pace e l’aumento delle spese per la cooperazione civile a discapito di quelle militari. Ancora in forse la richiesta di una Commissione di valutazione e monitoraggio sulla presenza delle truppe italiane nelle zone di guerra, nella quale il senatore verde Mauro Bulgarelli vorrebbe vedere almeno due figure rappresentative del movimento pacifista.
Proprio ieri il responsabile italiano del Comitato internazionale per il controllo dei narcotici (Incb), Gilberto Gerra, presentando il rapporto annuale dell’organo dell’Onu, ha lanciato l’allarme: il raddoppio della produzione di oppio in Afghanistan sta mettendo a rischio lo sviluppo del paese. Gerra però non vede «le condizioni» perché si possa oggi comperarne una parte e trasformarla in una marca di morfina «umanitaria» da distribuire nei paesi che non hanno accesso alla terapia del dolore. Pronta la risposta del ministro Paolo Ferrero: «L’arrivo di grandi quantità di eroina a prezzi stracciati sul mercato europeo è già una realtà che rischia di allargarsi ulteriormente. E all’origine c’è l’estensione delle coltivazioni illecite di oppio in Afghanistan negli ultimi due anni. Per questo è bene intervenire subito».
Così se il ministro del Prc sembra difendere il progetto, del tutto sperimentale, a cui stanno già da tempo lavorando la Croce rossa italiana e il think thank The Senlis Council, la Commissione difesa della Camera, visto il parere contrario degli Affari sociali, ha deciso di eliminare l’emendamento,che aveva già raccolto il sì del viceministro degli esteri Ugo Intini, e convertirlo in odg che impegna il governo a portare avanti un’indagine conoscitiva per approfondire la proposta. Decisamente «scontento» il verde Paolo Bonelli, e con lui il «dissidente» Mauro Bulgarelli.
Ma sulla proposta c’è qualcuno, anche all’interno del Prc, che vuole vederci un po’ più chiaro, come il senatore Francesco Martone: «Non si possono applicare le logiche antiproibizioniste a una situazione complessa come quella dell’Afghanistan. L’idea va verificata con i piccoli coltivatori e bisogna poi controllare tutta la filiera, sia in termini di trasparenza che di accesso ai farmaci. Ma a controllare non deve essere l’esercito, per questo va rafforzata la presenza civile e di polizia, non quella militare. Vanno poi sostenute le colture alternative per assicurare la sussistenza delle piccole comunità e rafforzato il meccanismo di microcredito per evitare che i contadini vengano strangolati dai talebani».