Propongo di cambiare nome all’Afghanistan e di chiamarlo «Strage di Civili». Mi rendo conto che bisognerebbe spendere qualche migliaio di dollari per aggiornare le cartine e i libri di geografia, ma servirebbe a fare chiarezza. Per esempio, si potrebbe finalmente dire senza mezzi termini che il Pakistan confina con Strage di Civili, l’Iran confina con Strage di Civili, eccetera eccetera. Se non altro sarebbe chiaro al mondo che siamo impegnati in missione di pace in un posto che si chiama Strage di Civili. Bei tempi, quando si poteva distinguere tra la guerra degli americani e l’impegno umanitario di altri paesi, due guerre, una buona e una cattiva, in un paese chiamato Strage di Civili. Bei tempi quando il ministro Parisi poteva dire che o impariamo a mirare o è meglio che non spariamo. Bei tempi (soprattutto per i civili). Ma si sa come sono i militari, fanno i loro ragionamenti. Per esempio deplorano il fatto che i talebani non hanno divise. E’ un problema! Come distinguere un bambino afghano di quattro anni da un guerrigliero se nessuno dei due porta la divisa? Se quei maledetti talebani si ostinano a non vestirsi tutti uguali, non potremmo fornire divise ai civili?
Dite che è assurdo? Bizzarro: abbiamo ben due operazioni militari che ammazzano civili e sarei assurdo io? E sapete cosa suggerisce il Pentagono per limitare le stragi di civili? Più militari sul campo. Cioè, non meno guerra per avere meno vittime, ma più guerra per avere le vittime giuste. Gliene fregherà qualcosa dei civili che abitano laggiù, in Strage di Civili? No, però gli secca che i giornali ci facciano titoli e articoli. Fateci caso: da una trentina d’anni ogni volta che perdono una guerra danno la colpa a giornali, tivù e opinione pubblica. Indirettamente confermano che loro saprebbero vincerla, se appena non si facesse tutto ‘sto can can sui civili uccisi, in quel che si chiama Strage di Civili.