Affitti, crollano gli aiuti dello Stato

Rapporto Cresme-Anci. I contributi al pagamento scendono del 48%. Dimezzati i trasferimenti per l’ edilizia residenziale

Canoni alle stelle, solo le famiglie bireddito possono permettersi la casa – meno immobili pubblici Gli alloggi costruiti con aiuti statali sono scesi dai 34 mila del 1984 ai 1900 del 2004 – l’ aumento dei costi Tra il 2000 e il 2005 i canoni sono aumentati in media del 49 per cento – cresce il peso sui redditi Nel 2007 saranno 1,7 milioni le famiglie che spenderanno il 30% del reddito in affitto

ROMA – Gli affitti sono sempre più cari, ma lo Stato aiuta sempre meno le famiglie che non riescono a pagarli. Per chi in Italia non ha una casa di proprietà gli ultimi anni hanno rappresentato una inesorabile discesa verso il basso: la spesa per la locazione ha via via consumato fette più consistenti di reddito. Nelle grandi città, se la casa non è di famiglia, lavorare in due è praticamente obbligatorio: uno stipendio se ne va per pagare l’ affitto. A queste conclusioni arriva uno studio sulle politiche abitative che il Cresme ha fatto per conto dell’ Anci, l’ associazione dei comuni. L’ analisi parte da un dato di fatto: l’ Italia negli ultimi tre anni ha praticamente dimezzato gli investimenti pubblici sul settore e l’ effetto «calmieratore» che lo Stato esercitava sul mercato è scomparso. I trasferimenti per cassa garantiti alle regioni per l’ edilizia residenziale sono passati dal miliardo e mezzo di euro del 2002 agli 808 milioni del 2004. La classifica che mette in rapporto tali fondi con il Pil ci vede al penultimo posto in Europa: un misero 0,07 per cento (che sarebbe arrivato allo 0,1 nel 2004) contro l’ 1,9 della Francia. Peggio di noi fa solo la Grecia dove però c’ è una massiccia offerta di prestiti pubblici all’ acquisto. Il fatto è che questo «disimpegno» che dura ormai da diversi anni (la costruzione di nuovi alloggi sovvenzionati dallo Stato è passata dalle 34 mila abitazioni del 1984 alle 1.900 del 2004) ha subito una ulteriore accelerata proprio in virtù dell’ esplosione degli affitti. Fra il 2000 e il 2005, spiega il rapporto Anci-Cresme, il contributo assicurato dallo Stato alle famiglie che non riescono a pagare il canone è crollato del 48 per cento. Nello stesso periodo l’ affitto delle case è aumentato in media del 49 per cento, ma nelle grandi città è lievitato fino all’ 85 (il record spetta a Roma con un aumento del 139 per cento seguita da Catania con il 105 e Torino con il 92 per cento). «Salvo che nei piccoli comuni esterni alla cintura urbana – si legge nello studio – anche disponendo di due stipendi da impiegato a famiglia , l’ incidenza del canone sul reddito netto si avvicina al 50 per cento». Di fatto in una grande città a fronte di un affitto medio di 1.074 euro (per un appartamento di 75 metri quadri) un operaio guadagna in media 1.132 euro, un impiegato 1.370. Nel 2007, stima il Cresme le famiglie per le quali l’ incidenza dell’ affitto sarà superiore al 30 per cento del reddito saliranno a 1,7 milioni. Per oltre un milione il peso toccherà però il tetto del 46 per cento. Davanti a tali prospettive, si sa, gli italiani reagiscono cercando di comperarsela, la casa. Grazie anche ai bassi tassi dei mutui l’ indebitamento sostenuto dalle famiglie per acquistare l’ abitazione ha superato ormai i 160 miliardi di euro. Ma l’ Anci fa notare che non per tutti la proprietà è una via d’ uscita accessibile. «Chiederemo al governo di inserire nella prossimo Dpef un capitolo dedicato alle politiche abitative – ha detto il presidente Leonardo Domenici – e ci impegneremo anche perché siano affidati ai comuni gli strumenti e le competenze necessarie per combattere l’ evasione fiscale in ambito immobiliare».