Aeroflot in pole position

Il puzzle si va ricomponendo, dopo l’annuncio dell’acquisizione della Yukos da parte del duo italiano Eni-Enel. Come aveva già anticipato l’autorevole giornale russo Kommersant «c’è «un aperto interesse di Aeroflot al bando lanciato dal ministero al tesoro italiano per il controllo del 39,9% di Alitalia». Rimane, solamente, da capire meglio se la cordata attuale di Aeroflot e di Unicredit rimarrà composta unicamente da questi due soggetti – uno industriale e l’altro finanziario – oppure si allargherà ad altre componenti. La seconda fase del bando si è appena chiusa lo scorso 2 aprile: il governo italiano ha ripetuto, ieri, per bocca del ministro Pierluigi Bersani da Napoli che «non prenderà parte ad un’operazione di mercato anche se è interessata alla possibilità di una presenza di un partner europeo». Più aperturista è sembrato, invece, il ministro dei trasporti Alessandro Bianchi «per il quale ci sarebbe la possibilità di riaprire i termini del bando dell’asta»; alla quale finora sono state ammesse tre importanti cordate.
Nella prima ipotesi, quella espressa dal ministro Bersani, al duo Aeroflot/Unicredit «si potrebbe aggiungere uno nuovo partner europeo». Magari nella figura di Air One di Carlo Toto collegato alla tedesca Lufthansa. Nella seconda ipotesi, di riapertura dei termini dell’asta, potrebbe rientrare invece la società Air France che è parte dello Sky team, nel quale figurano già sia Alitalia che Aeroflot. Un’altra ipotesi è quella che, comunque, la proposta russa attiri un gruppo di fondi e Mediobanca; tenuto conto che Aeroflot non vuole esplorare da sola il mercato europeo (come ha fatto con il consorzio dell’Eads) ma deve agire come una compagnia controllata al 51% dallo stato. Aeroflot punta anche a spuntarla sui grandi fondi del private equity americani ed, ha dalla sua, il fatto – che circa tre settimane fa – il premier russo Vladimir Putin ed il premier Romano Prodi hanno discusso sia di affari che di politica. Eni-Enel alla conquista di Yukos e Aeroflot alla conquista di Alitalia? Esiste più di un segnale che fa pensare che sia stato sottoscritto un accordo politico e di reciproco scambio economico.
Aeroflot è una compagnia che in Italia è conosciuta più per certi e ripetuti «disastri» che per avere «numeri in ordine». In realtà, la società di bandiera di Mosca si è risanata ed ha profitti in crescita, rispetto a quelli registrati nel 2005; ha trasportato 7,3 milioni di passeggeri ed ha un parco aereo poco meno della metà di quello di Alitalia. Per il gruppo lavorano 15 mila dipendenti rispetto ai 20 mila che figurano in Alitalia ed è quotata in borsa. Un neo: i suoi dipendenti guadagnano sicuramente meno di quanto guadagnano i dipendenti di altre compagnie straniere. Tra i 3.000 ed i 6.000 euro al meserispetto ai circa 11.000-15.000 euro mensili in altre società.
In eredità porta anche il controllo del trasporto passeggeri nel 51% dei voli internazionali.