Aem-Asm: prima di celebrare le nozze, chiarire le incognite

Di buone intenzioni è lastricata la strada per l’inferno! Così è per la progettata aggregazione dell’Aem di Milano e dell’Asm di Brescia, due utilities pubbliche che coprirebbero più di due milioni di utenti, con un fatturato intorno ai 5 miliardi e utili netti per 454 milioni.
Sotto il profilo industriale, l’operazione può essere positiva, va nella direzione giusta di accrescere le dimensioni di scala dell’impresa locale e conferma la credibilità di quanti pensano alla mano pubblica come soggetto prioritario per il recupero di capacità industriale del nostro paese. Ma è opportuno evidenziarne tutte le incognite e le problematicità perché una loro corretta e innovativa soluzione potrebbe costituire un modello di riferimento per la valorizzazione e la non privatizzazione delle utilities locali.
Le due società hanno attualmente profili di attività differenti, sono entrambe quotate in borsa con pacchetti azionari di controllo in mano ai municipi di peso differente; in particolare, Asm governa anche il ciclo delle acque della provincia di Brescia e Bergamo mentre a Milano l’acquedotto copre la sola città ed è collocato in un’altra municipalizzata (la Mm) interamente a capitale pubblico. Il primo presupposto, quindi, è che il ciclo integrato delle acque resti, come a Milano, interamente ed esclusivamente in mano pubblica.
Il piano industriale deve essere effettivamente tale, non un filtro per mascherare una finanziarizzazione della società. Inoltre, deve essere finalizzato all’incremento e non alla riduzione dell’occupazione e delle attività.
Le formule societarie che si possono adottare devono garantire anche attraverso norme statutarie che il pacchetto azionario di maggioranza resti in mano pubblica. Tale condizione necessaria tuttavia non è esuastiva del rapporto (che deve restare) fra comunità locale ed assemblee elettive. Rapporto che i meccanismi di governance adottatti non devono ridurre alla mera rappresentanza dei sindaci o delle giunte nel consiglio d’amministrazione della nuova società. Sotto questo profilo, si apre una bella sfida per quanti credono nella necessità di dare nuovo impulso alla partecipazione alla vita pubblica e alla responsabilità sociale dell’impresa.
Altre incognite da sciogliere riguardano la proprietà delle reti (compresa quella in fibra ottica) in relazione alla normativa liberalizzatrice già esistente, la possibilità degli affidamenti in house o della partecipazione della nuova aggregazione a gare oltre i propri confini naturali.
L’operazione Aem-Asm ha implicazioni di politica industriale non solo locali. Energia e servizi, connessi, possono diventare la base per lanciare una ipotesi di politica industriale territoriale capace di coniugare lavoro, innovazione tecnologica, generazione di sapere e saper fare, ambiente e nuove attività manifatturiere. Il polo di Arese per la mobilità sostenibile, finito nei cassetti del Pirellone, può trovare nuove prospettive se l’ipotesi Aem-Asm trova un equilibrio superiore nei fini e negli strumenti di controllo. E ancora: il Comune e la Provincia di Milano potrebbero coinvolgere il sistema di ricerca milanese in settori limitrofi (nuovi materiali, chimica, elettronica) che potrebbero trarre un enorme vantaggio dall’integrazione delle due utilities.
Da ultimo: è di ieri il parere del procuratore generale della Corte di giustizia europea che giudica non conforme alle norme europee il meccanismo statutario (sciagurato!) messo in piedi dalla giunta Albertini per fare cassa vendendo azioni Aem fino a scendere sotto il 50% e restare maggioranza nel consiglio di amministrazione. E’ un’implicita conferma di ciò che la Cgil, tra i promotori del ricorso, ha sempre sostenuto e temuto: con il Comune sotto il 50%, Aem è scalabile. Per rimediare al disastro combinato dal suo predecessore, il sindaco Letizia Moratti progetta d’incorporare due municipalizzate (Amsa e Mm) in Aem. Se sarà solo un machiavello finanziario, il giudizio della Cgil sarà negativo. Se l’incorporazione avrà una robusta valenza industriale, ci si può ragionare sopra.

*segretario Cgil Milano