La crisi nei consumi colpisce anche le penne Aurora. La storica azienda torinese di penne di alta qualità è stata fondata nel 1919. La provincia di Torino è sempre stata considerata la «provincia delle penne». Infatti qui si concentra la maggior parte delle aziende che producono penne (anche da scaffale, cioè di largo consumo) e pennarelli. Un settore che dà lavoro a circa duemila persone nei soli comuni di Settimo torinese e limitrofi. Ma che risente della crisi dei consumi che attanaglia il paese. «Non siamo di fronte – dice Assunta De Coro, della Filtea Cgil – a una perdita dei mercati. Ma a una crisi legata al calo dei consumi a livello mondiale. Certo le penne Aurora in particolare risentono di più di questa situazione perché sono molto costose. Ma è proprio per questo, per salvaguardare un prodotto realizzato grazie a una professionalità elevatissima degli addetti che nei prossimi giorni proporremo una nostra piattaforma alle aziende e alle istituzioni».
I vertici dell’Aurora hanno annunciato l’apertura della procedura per 22 dipendenti (sui cento attuali). A metà giugno, quando cioè scadrà la cassa integrazione straordinaria, l’azienda ha ribadito che procederà in maniera unilaterale. I sindacati hanno proposto, assieme alle Rsu, alternative mirate a verificare la possibilità di ricorrere ad altri ammortizzatori sociali. «Chiediamo – dice ancora De Coro – l’apertura di un tavolo di crisi con le istituzioni». E poi c’è la piattaforma che ha come punto principale «quello di far rientrare anche il settore penne che ha a Torino e Settimo la sua punta di diamante, nella crisi occupazionale che ci consetirebbe di poter usufruire di altri sei mesi di cassa integrazione in deroga». In quei sei mesi di «respiro», il sindacato e le Rsu si impegnano a monitorare ed esplorare alternative volte a mantenere l’occupazione. I lavoratori hanno approvato la piattaforma e hanno dato mandato ai loro rappresentanti di procedere. «Se riusciremo a superare questa fase – sostiene De Coro – siamo convinti che ci sarà una ripresa del settore, che oggi patisce anche la concorrenza dei prodotti asiatici». All’Aurora sono impiegate quasi esclusivamente lavoratrici donne e le ventidue colpite dal provvedimento di mobilità sono ultra quarantenni, cioè lavoratrici difficilmente ricollocabili. Un primo sciopero di otto ore nei giorni scorsi ha visto l’adesione del 90% dei dipendenti. «Un successo – dice la sindacalista della Cgil – che è stata una bella risposta di unità da parte dei lavoratori».
Altre aziende che producono penne da scaffale hanno subito una flessione, anche se riescono ad andare avanti con ristrutturazioni spesso criticate dai sindacati, che invece cercano di proporre agli imprenditori e alle istituzioni alternative volte a rilanciare il settore. Le penne sono un prodotto che ancora richiede l’utilizzo di lavoratori a domicilio. Sono questi addetti che presso il proprio domicilio sono responsabili dell’assemblaggio del prodotto.
A Settimo e nei comuni del comprensorio ci sono almeno 20 aziende produttrici di penne, note ai sindacati. Complessivamente tra lavoratori diretti e indiretti (cioè a domicilio) danno impiego a circa 2 mila persone. «Il tavolo con le istituzioni e le aziende aperto l’anno scorso – conclude De Coro – è purtroppo in una fase di stallo. Non per colpa dei sindacati, quanto piuttosto per la scarsa disponibilità dimostrata dagli imprenditori».