Abu Omar, indaga la Cia: commessi troppi errori

Gli agenti Cia che hanno rapito Abu Omar in una via di Milano hanno lasciato tracce incredibili che hanno favorito il compito degli investigatori italiani. Telefonini usati senza alcuna precauzione, chiamate a casa e al quartier generale di Langley, pagamenti negli hotel, dati importanti in un computer.
Un pò troppo per una missione «segreta». Così il direttore della Cia, Peter Goss, ha ordinato un?inchiesta interna per scoprire chi ha sbagliato, valutare gli errori compiuti dagli 007 e verificare se gli aspetti operativi sono stati curati. Gli ispettori, probabilmente, si concentreranno sull?allora capo antenna Cia in Italia, Jeff Castelli (nel frattempo è stato promosso e lavora al comando) e sul suo diretto collaboratore, il responsabile dell?intelligence a Milano, Robert Seldon Lady, oggi in pensione. Altra figura chiave quella di Betnie Medero, donna-spia che ha avuto un ruolo importante nel rapimento e che adesso lavora in un Paese centramericano. A Langley non hanno certo gradito le indiscrezioni sugli agenti (uomini e donne) imprudenti, che non hanno adottato contromisure adeguate e si sono fatti pizzicare persino nei week-end d’amore in famose località turistiche. Errori che hanno permesso al procuratore aggiunto Armando Spataro di emettere 22 mandati di cattura nei confronti di altrettanti 007. Ora le carte sono al ninistero della Giustizia, che dovrà decidere se inoltrare la richiesta di estradizione. Su questo punto uno degli imputati principali, Robert Lady, è deciso a dare battaglia. Il suo avvocato, Daria Pesce, che lo ha incontrato nei giorni scorsi a New York, ha affermato che punterà sulla immunità diplomatica in quanto nei giorni del sequestro – 17 febbraio 2003 – ricopriva la carica di console.
Ex agenti della Cia da noi intervistati hanno affermato che i loro colleghi
a Milano sono stati imprudenti perché ritenevano di avere l’appoggio dell’intelligence e delle autorità italiane. Dunque perché preoccuparsi. E proprio sul possibile coinvolgimento dei governi europei nelle «consegne speciali» (cattura e trasferimenti di qaedisti in prigioni segrete) c’è la rivelazione del «Sunday Telegraph». Secondo il giornale, Unione Europea e Stati Uniti hanno firmato il 22 gennaio 2003 un accordo ad Atene, in base al quale gli Usa potevano usare alcuni scali per il trasporto di prigionieri. I punti dell?intesa sono stati inseriti in un documento intitolato «New Transatlantic Agenda»: in una parte secretata del dossier c’è riferimento esplicito «all’aumento dell’uso di porti di transito europei per il trasporto di criminali stranieri».
Il patto sembrerebbe dunque confermare la tesi che in molti casi gli europei erano consapevoli delle operazioni condotte dalla Cia e hanno dato un tacito assenso all’alleato americano (in particolare per i voli speciali dello spionaggio).
Una versione emersa più volte in questi giorni in concomitanza con la missione del segretario di Stato Rice in Europa. Un viaggio preceduto dalle rivelazioni sulla presenza di carceri segrete utilizzate dagli 007 americani all’interno di basi in Polonia e Romania. Una circostanza smentita con forza sia da Varsavia che Bucarest.