A Baghdad pochi hanno dubbi. A guidare negli ultimi giorni la vendetta delle squadre della morte dell’Esercito del Mahdi dopo l’orrendo massacro di oltre 200 sciiti compiuto da gruppi sunniti, c’era lui, Abu Diraa, «il padre dello scudo», noto anche come «il macellaio», a causa della sua proverbiale brutalità e assoluta mancanza di misericordia. Sfuggito – grazie alle coperture ricevute dai servizi di sicurezza iracheni fedeli al premier Nouri Al-Maliki – ai raid lanciati a Sadr city a luglio e poi a fine ottobre dalle forze di occupazione americane, Abu Diraa è l’incubo degli iracheni sunniti, proprio come per gli sciiti lo era stato Abu Musab Zarqawi prima di essere ucciso la scorsa primavera.
Di lui si continua a sapere molto poco. L’esercito Usa nel tentativo di catturarlo ha recentemente sigillato Sadr city, eretto check point all’interno del mega sobborgo sciita e condotto pericolosissime perquisizioni casa per casa. Di lui però nessuna traccia, come volatilizzato. Il suo vero nome è Ismail al-Lami, è padre di una dozzina di figli ed è probabilmente nato (una trentina di anni fa) e cresciuto a Sadr city, l’area di Baghdad dove vivono in condizioni di estrema povertà circa 2 milioni di sciiti iracheni.
È analfabeta e prima di diventare la «primula rossa» sciita avrebbe lavorato come garzone in una pescheria. Quello che per gli iracheni sunniti è solo un killer seriale assetato di sangue, al contrario è considerato un eroe dagli sciiti. Un suo vicino di casa, Kadhim al-Mohammedawi, afferma che «Abu Diraa è amato da tutti (gli sciiti), perché difende la nostra gente, le nostre case, combatte contro gli americani che occupano l’Iraq ma anche contro i sunniti che desiderano annientarci». Un altro vicino, Jaafar al-Moussawi, spiega che «Abu Diraa è il protettore di Sadr city, i suoi e nostri nemici lo temono». Un video «promozionale» in vendita nei quartieri più poveri di Baghdad, lo mostra mentre versa dell’acqua tra le labbra di un piccolo cammello assetato che ha promesso di sacrificare e offrire alle famiglie povere quando riuscirà a «fare a pezzi» il vice presidente iracheno Tariq al-Hashemi. Secondo altre storie narrate dalla popolazione di Sadr city, Abu Diraa una volta ha decapitato una decina di prigionieri sunniti durante i funerali di sciiti massacrati da Al-Qaeda. Si racconta anche che avrebbe riempito con cadaveri di sunniti un cratere aperto da una bomba usata in un attentato anti-sciita. Molti attribuiscono ai raid della sua «squadra speciale» un buona parte dei morti che ogni mattina vengono ritrovati nelle strade non asfaltate, colme di rifiuti, del «Lost 70», così come viene chiamato uno dei rioni più miserabili e pericolosi di Baghdad, un posto dove le truppe statunitensi entrano solo con i blindati. Abu Diraa è sospettato peraltro di essere il responsabile del rapimento della deputata sunnita Taysir al-Mashhadani.
Abu Diraa sarebbe stato luogotenente o «consigliere militare» di Muqtada Sadr, ma ciò non è confermato da tutti gli ufficiali dell’Esercito del Mahdi. Qualcuno sostiene che questa voce è stata messa in giro dai militanti della Brigata sciita «Badr» – il braccio armato dello Sciri – allo scopo di «imbarazzare» i rivali del Mahdi. Pare certo invece che Abu Diraa abbia creato la squadra della morte in risposta alla decisione di Muqtada Sadr di adottare una linea più moderata verso il governo iracheno controllato dagli Stati Uniti. Non è chiaro se riceva aiuti finanziati dall’Iran, che di fatto sostiene tutte le fazioni sciite che operano in Iraq. In ogni caso è uno strumento nelle mani di molti, anche se continua a proclamarsi un semplice «vendicatore». A mezza bocca qualcuno afferma che anche l’intelligence americana lo utilizzerebbe per eliminare quadri di medio livello del passato regime di Saddam Hussein.
Ci sono tuttavia altri pretendenti alla corona di «re del sangue», oggi sulla testa di Abu Diraa. Un ex membro dell’Esercito del Mahdi, Abu Maha, si vanta in comunicati e video di aver rapito e ucciso centinaia di persone e annuncia ulteriori attacchi nel quartiere sunnita di Ghazaliyah (Baghdad). Abu Baker invece si proclama un «collaboratore indipendente» di Abu Diraa e dice di voler eliminare dall’Iraq il maggior numero di «terroristi sunniti» che lavorano per Al-Qaeda contro gli sciiti.