Domenica scorsa, questo giornale ha pubblicato un appello, che chi scrive condivide interamente: c’è una sola guerra da fare, ed è quella al lavoro che uccide. Poiché siamo certi che il governo in carica e i parlamentari che lo sostengono (e scommettiamo perfino i loro colleghi dell’opposizione) non avranno da dissentire, vorremmo rivolger loro una precisa richiesta.
Il 27 febbraio scorso, questo giornale ha pubblicato un articolo di Alberto Burgio e Roberto Croce, in cui si denunziava lo sconcertante condono passato tra le pieghe della Finanziaria 2007. Si tratta, in particolare, del complesso delle disposizioni racchiuse ai commi 1192-1201 dell’art. 1 della legge n. 296 del 27 dicembre 2006.
Queste norme, infatti, non solo prevedono che i datori di lavoro, entro il prossimo 30 settembre, possono «procedere alla regolarizzazione e al riallineamento retributivo e contributivo di rapporti di lavoro non risultanti da scritture o da altra documentazione obbligatoria» (l’elegante perifrasi significa semplicemente “in nero”), versando «una somma pari a due terzi di quanto dovuto tempo per tempo alle diverse gestioni assicurative relative ai lavoratori dipendenti» (i quattro quinti della quale in una comoda rateazione a 60 mesi), ma stabiliscono (comma 1198) che, nei confronti dei datori di lavoro che hanno presentato l’istanza di condono, «per la durata di un anno a decorrere dalla data di presentazione, sono sospese le eventuali ispezioni e verifiche da parte degli organi di controllo e vigilanza nella materia oggetto della regolarizzazione anche con riferimento a quelle concernenti la tutela della salute e sicurezza dei lavoratori». Coerentemente, del resto, con la previsione per cui «i datori di lavoro devono completare, ove necessario, gli adeguamenti organizzativi e strutturali previsti dalla vigente legislazione in materia di tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori» solo «entro un anno a decorrere dalla data di presentazione dell’istanza di regolarizzazione di cui al comma 1192».
Non stiamo scherzando: avete letto bene. Non solo siamo in presenza di un condono, nonostante gli strali (giustamente) scagliati nei cinque anni precedenti contro analoghi provvedimenti targati centro-destra, ma per di più si stabilisce espressamente che le imprese che vi accedono hanno un anno di tempo – durante il quale, beninteso, continueranno a lavorare – per emendare le lacune e/o magagne negli apparati di sicurezza per le quali hanno richiesto il condono medesimo. E nessun ispettore potrà nel frattempo disturbarle: lo stesso comma 1198, infatti, fa salva solo la facoltà degli organi ispettivi di «verificare la fondatezza di eventuali elementi nuovi che dovessero emergere nella materia oggetto della regolarizzazione, al fine dell’integrazione della regolarizzazione medesima da parte del datore di lavoro».
Bene, la richiesta è semplicissima: il comma 1198 va abrogato. Non corretto, limato, riscritto: abrogato, punto e basta. Che nell’anno di grazia 2007, nel bel mezzo di un’ennesima recrudescenza delle morti bianche, si accordi tolleranza nell’adeguamento alle norme poste a presidio della salute e della sicurezza dei lavoratori è una cosa indegna di un paese civile.
Comprendiamo che il marasma che ha accompagnato l’approvazione della Finanziaria possa aver favorito qualche voce dal sen fuggita. Siamo in tempo per rimediare, dunque facciamolo.