Il palco è pieno, perché la platea è stracolma. Ma ci sono donne, anche uomini, seduti per terra. Persone di tutte le età. È l´assemblea autoconvocata sulla 194 organizzata via Sms e Internet ieri sera alla Camera del Lavoro. C´è Lea Melandri, femminista storica, che dice «per me stasera è stato come venire a una festa». E ci sono Serena Campese e Sofia Bruno, 14 anni, studentesse del primo anno dell´Agnesi, venute qui a cercare qualcuno che vada a scuola a parlare con loro.
Anche tanti uomini alla manifestazione della Camera del lavoro
Le madri assieme alle figlie nella festa per la 194
“Non resteremo mai più in silenzio”
La proposta di una manifestazione nazionale: facciamola qui il 6 gennaio
CINZIA SASSO
Prima erano timide, ma subito sorridono, parlano con le donne magistrato, con quelle del sindacato, con l´attrice Ottavia Piccolo e con tante facce che spesso hanno visto sui giornali.
L´organizzazione è semplice, anzi non c´è alcuna organizzazione. Su un tavolino è appoggiato un libro, «Leggere Lolita a Teheran», e un microfono che gira per la sala. Comincia Susanna Camusso, segretaria regionale della Cgil; e dalle sue parole si capisce che non finirà qui: «C´è un gran bisogno di libertà femminile. E invece viene messa in discussione. È che la libertà femminile non è mai diventata una categoria della politica». Ed ecco la proposta: «Bisogna fare una grande manifestazione nazionale. C´è molta voglia di tornare in piazza». Voci gridano dalla platea: «A Milano, a Milano!». «Il 6 gennaio? Perché no».
Adesso tocca ad Assunta Sarlo, la redattrice di “Diario” che si presenta nel modo più semplice: «Sono io quella delle mail». Accanto a lei c´è Costanza, sua figlia. E le figlie sono tante, le mamme anche. Forse – osserva qualcuno – manca la generazione di mezzo, quella delle trentenni che in questi anni hanno pensato alla carriera. Ma ieri, i vescovi hanno dato un´altra mano alle donne e alla loro voglia di contare. Per la Cei «l´aborto resta un problema grave, e lo sono anche i matrimoni interreligiosi». Il documento non lascia spazio a dubbi sin dal titolo: «Rispettare la vita». Dice Letizia Parolai: «Sono una ginecologa e sono felice anche se stanotte ho avuto un incubo: ho pensato che dovevo dire grazie al Vaticano e ai suoi attacchi, perché ci ha riportato qua, tutte insieme».
Camilla ha 17 anni, capelli neri e labbra bellissime: «Sono qui da sola: la mamma era occupata. È strano, non avevo mai visto né sentito parlare tante donne tutte insieme». È un salto indietro agli anni Settanta, la lista degli interventi che si allunga sempre più. E nascono le nuove parole d´ordine: «L´8 marzo quest´anno sarà un momento di lotta, non torneremo zitte e buone nei nostri uffici e nelle nostre case». Si parla degli embrioni «che valgono sì ma non devono valere più delle donne». E Nicoletta, che ha 40 anni e chiama tutte compagne e che di quegli anni «ha vissuto solo la coda», dice che li vuole rivivere adesso: «Siamo tante e poche: dobbiamo ricominciare a fare quella breccia a Porta Pia».