“Abbiamo usato bombe al fosforo”

Nella recente guerra in Libano, Israele ha adoperato bombe al fosforo. È stato il ministro per i rapporti con la Knesset, Yaakov Edri ad ammetterlo rispondendo ad una interpellanza parlamentare, ed è la prima volta che viene fatta una tale ammissione: «L´esercito israeliano – ha detto Edri – dispone di munizioni al fosforo di vario tipo. Durante la guerra con gli Hezbollah, l´esercito ha fatto uso di ordigni al fosforo in attacchi contro obiettivi militari in campo aperto». Dunque, secondo il ministro, «conformemente alla legge internazionale».
Tutto sta ad intendersi sul significato di “legge internazionale” e sulla definizione di “bomba al fosforo” essendo le due cose strettamente collegate. Per alcuni, infatti, le bombe al fosforo non sono che bombe «incendiarie» e, come tali, rientrano nella categoria delle armi convenzionali, adoperabili, quindi, seppur con qualche limitazione. Per altri, invece, si tratta di armi chimiche vere e proprie e per ciò, in base alla Convenzione contro le armi chimiche, assolutamente da bandire. Di questo parere è, per esempio, la Croce rossa internazionale.
Nella sua comunicazione-ammissione il ministro Edri non ha detto dove e quando e contro quale obiettivo sono state usate le bombe al fosforo. Ma questa omissione ha un valore relativo. Parlano da sole le immagini trasmesse a suo tempo dalla Cnn. Immagini di civili orribilmente ustionati, che aspettavano la morte in un ospedale del sud.
Fondata era, dunque, la denuncia di Hussein Hamud al Shel, medico del pronto soccorso dell´ospedale di Baalbek, capitale della valle della Bekaa, quando ha rivelato d´aver ricevuto tre cadaveri la cui pelle, completamente raggrinzita, era di colore verde-nero, un fenomeno tipico delle ferite provocate dal cosiddetto fosforo bianco. Così come, fondata era l´accusa lanciata dal premier libanese, Fuad Sinora, anche se il governo israeliano parla soltanto di «obiettivi militari».
Una cosa è certa, anche se vengono definite “bombe incendiarie”, gli ordigni al fosforo, dicono gli esperti che da anni si battono per la loro messa al bando, non provocano incendi. La loro finalità non è appiccare le fiamme a un edificio, a un bunker, o a un carro armato. La bomba al fosforo brucia l´ossigeno dell´aria coinvolta dall´esplosione in un diametro di 150 metri. Chi ha la ventura di inalare quei vapori mefitici muore per avvelenamento.
Lasciamo agli esperti del diritto internazionale decidere se le bombe al fosforo rientrano o no nel divieto sancito dal Terzo Protocollo della Convenzione di Ginevra, che, per inciso, Israele (come anche gli Stati Uniti) non ha sottoscritto. Basti sapere che l´impiego del fosforo è una costante dalla prima guerra mondiale in poi. Da Verdun a Falluja, potremmo dire, passando per Dresda e per il Vietnam.
E ogni volta c´è da parte di chi ne fa uso il tentativo di negare o di schermirsi dietro la legalità internazionale, come gli americani in Iraq, i quali hanno ammesso d´aver adoperato bombe al fosforo dopo che le immagini delle televisioni e i reportage degli stessi giornali statunitensi ne avevano mostrato gli effetti. Solo allora il comando militare americano ha acconsentito che sì, le bombe al fosforo erano state usate ma solo contro «obiettivi militari».
Tra i lasciti della seconda guerra in Libano non ci sono soltanto gli effetti a lungo termine che chi è sopravvissuto a una bomba al fosforo subirà. Ci sono anche le bombe a grappolo, o “cluster bomb” che l´aviazione israeliana ha sganciato in gran quantità sul Libano del Sud. Ieri, un ragazzo di 12 anni è morto dilaniato e il fratello più giovane è rimasto ferito mentre aiutavano a raccogliere le olive. Dalla fine della guerra sono 21 i libanesi uccisi da bombe a grappolo inesplose. Sparse per il sud ve ne sarebbero un milione.