Ritengo sia davvero importante sgombrare il campo da fraintendimenti o peggio dalle strumentalizzazioni. E’ doveroso farlo perché quelle migliaia di compagni che ogni giorno mettono un piccolo nuovo mattone nella costruzione del partito della Rifondazione comunista hanno tutto il diritto a comprendere e a partecipare, a dissentire o a convenire senza accuse d’essere “dannosi”. Le migliaia di compagne e compagni che in questi anni hanno vinto, loro sì, la battaglia per l’esistenza, passando serate nei comitati e nei coordinamenti, mattinate gelide a raccogliere firme o volantinare e che hanno reso praticabile il partito e l’innovazione debbono essere messi nella condizione di discutere.
Tenterò di svolgere alcune riflessioni ed una proposta. Il congresso alle porte c’entra ben poco. Ben miope oppure scorretto è scrivere che l’azione del partecipare al dibattito aperto danneggerebbe il partito e non sarebbe nient’altro che il tentativo di scavarsi una propria nicchia. E’ sbagliato sostenerlo per più motivi che proverò a trattare sinteticamente. Il primo: come non penso che il Segretario abbia rilasciato l’intervista in modo da preparare e richiamare le sue “truppe” in vista del Congresso per appoggiare svolte più o meno drastiche così non riesco a pensare che chi partecipi al dibattito lo faccia per “calcoli congressuali”. Insomma coloro che sostengono la bizzarra tesi secondo cui chi proponga poche settimane dopo il deliberato del Cpn una parziale svolta possa farlo e sia in buona fede, mentre chi dibatte lo fa pro domo sua, dovrebbero davvero spiegare l’essenza del ragionamento. Mi auguro per il bene del partito che nessuno si senta in grado di dare patentini di purezza o toglierli. Che il partito si rafforzi purificandosi dagli elementi più opportunisti già lo scrisse quel tale protagonista di molte nostre discussioni. Però chi fosse opportunista o no era lui a deciderlo. Ah sì! Stalin!
Secondo: la stragrande maggioranza di compagne e compagni che sta discutendo e scrivendo non ha proprio niente da perdere o guadagnare, né assessorati, né seggi, né funzionariati o altro, lo fa perché la politica si fa o si dovrebbe fare così. Il congresso nel migliore dei casi lo ascolterà su Radio Radicale.
Andando oltre le questioni di metodo, che peraltro come ben spiegò il compagno Carlo Marx ben si tengono con la praxis, per ciò che concerne il merito delle proposte enumerate dal Segretario debbo ammettere che, perlomeno qui nella periferia del Paese, qualche preoccupazione l’abbiano causata.
Le primarie non funzionano. Vale a dire che è ovvio che tutto è cambiato con l’irruzione fantastica del movimento altermondialista però se in un luogo, una consultazione generale, una assemblea, un forum, un incontro (Sentinelli, 18 agosto 2004) ci incontriamo con altre realtà seppur in un confronto largo si perde e chi sta davvero nel movimento conosce bene la fatica di far quadrare il cerchio nelle riunioni larghe anche solo per fare stampare una maglietta.
Pensate a una assemblea larga, che tante ne abbiam viste, sulla questione del Kossovo o dei ponti di Belgrado. Sarebbe diverso oggi o finiremmo “sotto” sistematicamente? E’ troppo rischioso, ma soprattutto ci porterebbe a giocare con le regole dell’altro, a accettare il suo terreno di gioco, quello della guerra giusta.
E noi stravolgeremmo davvero tutto quel lungo percorso per la pace che dal 1° conflitto del Golfo ci ha portati a Genova, Firenze, Porto Alegre, Mumbay.
E cosa diremmo a quelle ragazze, o meglio giovani donne, sfruttate e cacciate da un McDonald’s, che imparammo a conoscere ed amare in quella riuscita iniziativa a Treviso sul lavoro di alcuni anni fa se una sciagurata decisione a maggioranza dicesse che la legge Treu e la legge 30 vanno bene come sono?
E’ troppo rischioso se addirittura la Sentinelli stessa afferma di “non saper indicare le forme dove i movimenti, le assemblee, i nuovi municipi, le forze politiche di possano incontrare per definire l’orientamento generale”. Ancora non sappiamo come, dove e se si discuterà.
Urge un chiarimento con tutti i circoli, con tutte le realtà di movimento di cui facciam parte e allora la proposta è ben chiara: l’ottobre della discussione collettiva con i compagni della Direzione Nazionale in ogni Federazione che culmini con una grande assemblea a novembre. Questo per cacciare Berlusconi e per costruire condizioni di vita migliori, per tutte e tutti, ovvero per i programmi.
Piero Valleise