«Abbiamo fermato l’assalto dei padroni»

Il giudizio positivo sull’accordo non può nascondere che è il prodotto di un compromesso. Sarebbe un errore parlare di grande successo. Credo che sia l’accordo possibile che ci consente di respingere l’attacco contro l’istituto del contratto, con una soluzione dignitosa, soddisfacente». Il segretario generale della Fiom Gianni Rinaldini difende l’ipotesi di accordo sottoscritto da Fim, Fiom e Uilm con Federmeceanica e insiste su un punto: «L’accordo sarà sottoposto al giudìzio dei lavoratori, i titolari della decisione».

Come si è sviluppata l’offensiva di Federmeccanica?
Una componente padronale puntava a far saltare il contratto per dimostrare che i meccanici erano un ostacolo all’avvio del tavolo confederale sui salari e, a loro dire, sul sistema contrattuale. Basti guardare il comunicato di Confindustria sull’accordo: sulla produttività e la competitività sostiene che un «sindacato conservatore» avrebbe impedito l’introduzione di importanti innovazioni. E’ evidente di cosa stanno parlando.

C’è chi sostiene che quello appena firmato è stato l’ultimo contratto dei metalmeccanici.
Lo affermano Calearo e la Confindustria, ed è visibile in tutti i passaggi della trattativa seguita persino nelle riunioni ristrette, da un rappresentante di Confindustria che affiancava il vertice di Federmeccanica, giocando un ruolo di contrasto rispetto al raggiungìmento di un accordo. Ora la più importante: associazione imprenditoriale è furiosa perché è stato introdotto un massimale di 44 mesi sia alla pròroga dei contratti a termine che all’incrocio con quelli interinali. Non abbiamo ottenuto molto sul mercato del lavoro, ma quel che abbiamo strappato brucia a Confindustria. Quando hanno presentato un «testo finale», persino alla stampa, definendolo praticamente non trattabile, avevano messo in conto la possibilità di far saltare il contratto. Infine la pretesa di legare la sospensione delle elargizioni unilaterali di danaro alla sospensione degli scioperi andava ancor più nettamente nella direzione della rottura. A questa strategia abbiamo risposto in modo netto e unitario come organizzazioni sindacali, pur partendo da posizioni diverse. Mi sento di dire che le iniziative di lotta cresciute negli ultimi giorni sono la ragione vera che ci ha consentito di riaprire il negoziato: se avessero fatto saltare la
trattativa si sarebbe aperta una stagione di scontro sociale pesante.

Cosi avete fatto ricorso alla mediazione del ministro Damiano. Qualcosa di simile a un lodo?
Il momento più delicato è stato quando Federmeccanica si è presentata al ministro con la richiesta di due sabati straordinari aggiuntivi e un giorno di permesso (par), tentando così di dividerci. Ma nessuno di noi; mentre circolavano nelle agenzie ipotesi di un lodo governativo sostenuto anche da settori confederali, si è reso disponibile a farsi usare dalla controparte e abbiamo ribadito al ministro che la nostra disponibilità non andava oltre un sabato e un par. Sui due sabati la Fiat si è battuta con determinazione fino all’ultimo. Se avessimo accettato di percorrere la strada del lodo avremmo ammesso la nostra impotenza contrattuale, e si sarebbe limitata o annullata la consultazione democratica e sancito anche la sconfitta della Fiom.

Come valuti il ruolo svolto da Damiano?
Positivamente, è stato un ruolo attivo. Non ha giocato su più tavoli, e alla fine si è affermata con coerenza la proposta dei sindacati.

Non temi che in cambio il ministro abbia promesso ai padroni contropartite nel tavolo confederale sui salari?
Non so se ci sono state promesse. Di voci ne circolano tante, anche di una telefonata tra Prodi e Marchionne. Non posso escludere che si sia ragionato su eventuali misure del governo

Passiamo agli aspetti positivi e a quelli negativi.
La parificazione normativa tra operai e impiegati è diventata un elemento importante: d’ora in poi tutti i metalmeccanici avranno un’unica normativa, che per gli operai vuol dire un giorno in più di ferie dopo 10 anni e una settimana dopo 18. C’è un punto delicato che riguarda la perdita di 103 mila euro annui per i nuovi assunti, pure compensata dalla nuova normativa sugli scatti di livello che porta a un aumento di 25 euro nel passaggio dal 2° al 3° e di 53 dal 3° al 4°.
Veniamo al salario.
Il 3° livello, l’operaio alla catena, prende 110 euro di aumento para-metrato su 30 mesi. Strappare 127 euro di media, calcolati sul 5° livello, ci ha consentito per la prima volta di ottenere, su un contratto allungato di 6 mesi, una cifra maggiore a quella chiesta per la durata normale del contratto.

Un sabato e un giorno di permesso vogliono dire allungamento dell’orario di lavoro.
Ovvio, anche se le pretese della controparte erano ben più pesanti: Un sabato significa 8 oree di lavoro in più, mentre la modifica del meccanismo della «banca ore» consente il recupero del par, e questo potrebbe essere un vantaggio per i lavoratori migranti.

Per la prima volta da anni si è divisa la Fiom. Cremaschi e la Rete 28 aprile hanno votato contro, un 10% che pesa politicamente.
E’ un fatto negativo, ma rientra nella dialettica democratica della Fiom. E’ già avvenuto in altri contratti. Quei compagni hanno espresso una valutazione sull’accordo che non condivido, ma non ne traggo conclusioni definitive.

Ora ci sarà il referendum. Non farete come le confederazioni, che hanno imposto a chi presentava il testo del protocollo di sostenerlo, a prescindere dal giudizio soggettivo?
Ovviamente auspico un ampio giudizio positivo, sapendo che ci saranno zone di sofferenza e che tra i meccanici non c’è la tradizione al plebiscitarismo. Certo non constringeremo nessuno a parlare o votare contro la sua volontà. Però l’informazione dev’essere corretta, senza nascondere gli aspetti positivi né quelli di compromesso.