A sorpresa passa la proposta di Verdi e Pdci. Primo spiraglio per i precari del pubblico

L’emendamento Palermi, a sorpresa, è stato accolto dal governo, e verrà portato in votazione in aula: la senatrice del gruppo Pdci-Verdi aveva da tempo il pallino di stabilizzare tutti i precari del pubblico impiego, ma finora aveva ricevuto picche. Se il governo Berlusconi, sotto campagna elettorale, aveva stanziato fondi per l’assunzione di circa 8 mila precari degli enti centrali (ovvero i ministeri e le istituzioni statali), quest’anno l’esecutivo dell’Unione aveva aggiunto in finanziaria la miserella cifra di 3 mila. E’ vero, così si sarebbe portato a termine l’assorbimento di tutti i contrattisti a termine degli enti centrali, ma restava escluso il mare magnum rappresentato dai lavoratori degli enti locali e della sanità: la bellezza di 350 mila persone. Da ieri, però, per tutti gli impiegati a termine si riaprono le porte. Ma non è che la soluzione sia sul piatto d’argento.
L’emendamento Palermi prevede l’istituzione di un fondo per la stabilizzazione dei precari del pubblico impiego, perché vengano assunti a tempo indeterminato. «Non scriviamo genericamente “lotta alla precarietà” – spiega la senatrice – ma “stabilizzazione”: significa assunzione a tempo indeterminato. Istituiamo un fondo, perché si possa partire subito sul concreto. E’ una cosa enorme, per questo risultato dobbiamo ringraziare la grande manifestazione del 4 novembre. Fino a poco tempo fa sembrava non ci fosse speranza, il governo non pareva disponibile». Palermi è entusiasta, come esprimono grande soddisfazione il segretario Pdci Oliviero Diliberto e il presidente della Commissione lavoro della Camera Gianni Pagliarini. Ma adesso si apre – ammettendo ovviamente che passi l’intera finanziaria – il capitolo dell’alimentazione del fondo.
La soluzione sarebbe stata individuata nei cosiddetti «conti correnti dormienti», quelli depositati nelle banche e che i correntisti non rivendicano da anni per i più svariati motivi (perché sono deceduti, li hanno dimenticati, etc.). «Si tratterebbe di 15 miliardi di euro – spiega Palermi – Comunque, anche se fossero solo i 5-10 miliardi di cui hanno parlato il Sole24Ore e Bankitalia, già sarebbe un bel bacino a cui attingere. Erano soldi che Tremonti, con il passato governo, avrebbe voluto destinare ai risarcimenti per i crack finanziari, ma che non sono stati mai sbloccati perché mancavano degli adempimenti. Adesso possiamo accedere a un primo miliardo: insieme a Giorgio Sala, del nostro ufficio legislativo, ci siamo attivati per risolvere i problemi burocratici. Inoltre, ho proposto che per il fondo venga anche usato il 50% delle eccedenze di utili e dividendi delle aziende di proprietà statale, come l’Eni. Parlo dei consuntivi già chiusi, dato che ogni anno si registrano introiti non preventivati. I criteri per le assunzioni, infine, li concorderemo con le organizzazioni sindacali».
Insomma, al Senato c’è ottimismo e pare che i soldi si possano trovare, almeno per una prima «infornata» di precari. Più cauto Nicola Sartor, sottosegretario all’economia, secondo il quale le idee sulle coperture sono solo ipotesi da valutare: «Parliamo di fondi – ha spiegato – poi vediamo come alimentarli, dei regolamenti e di tutto il resto». «La proposta è molto interessante – sottolinea Anna Finocchiaro, capogruppo dell’Ulivo al Senato – Non abbiamo l’ambizione di risolvere con una sola finanziaria il problema, però si avvia una soluzione».
Mostra soddisfazione il sindacato delle Rdb, ma afferma che «ora si deve essere vigili sulla effettiva realizzazione, stabilizzando realmente tutti e non solo alcuni lavoratori». «L’emendamento è da accogliere positivamente – dice Carlo Podda, segretario generale Fp Cgil – Concretizza un’idea dei sindacati, quella dell’istituzione di un fondo, per il quale avevamo detto di essere disponibili anche a indirizzare parte delle risorse contrattuali. Si dimostra che questa maggioranza è migliore del suo stesso governo: quando la proposta era stata avanzata da noi, l’esecutivo ci rispose che non era realizzabile. Adesso bisogna dare risposte a tutti i 350 mila precari, anche a quelli degli enti locali e della sanità. Chiediamo un piano di legislatura: alla fine dei 5 anni non ci deve essere più un solo lavoratore precario. Era condizione necessaria perché ci sedessimo al tavolo per il Patto sul lavoro pubblico, e ora siamo pronti a discutere».