E’ il giorno dopo: l’entusiasmo è ancora vivo per la manifestazione di Roma. Così, la mattina del 21 ottobre, per i 300 che si sono dati appuntamento nella sede della Federazione romana del Prc per l’ assemblea nazionale de l’Ernesto, è naturale che si parli ancora del 20 ottobre: una manifestazione di comunisti, dicono gli ernestini, non della Cosa Rossa. Spetta a Gianluigi Pegolo, deputato Prc, il discorso introduttivo. «La componente de l’Ernesto – dice Pegolo – dall’inizio della storia di Rifondazione Comunista ha svolto una funzione importante. Ci siamo sempre impegnati a mantenere l’ispirazione originale del nostro Partito: coniugazione tra lotta sociale e ricerca politico-teorica, cioè, propriamente, la “rifondazione comunista”. Abbiamo cercato di cogliere le novità e le trasformazioni della società italiana, nel tentativo di radicare il partito e guidarlo in un’azione di massa, a fianco dei movimenti, per un’ alternativa sociale». E sulla questione del governo Prodi che Pegolo amplia l’analisi: «La nostra previsione, al VI° Congresso, si è tradotta in un’amara constatazione: questo governo non ha caratteri riformatori, sta deludendo le aspettative della base sociale della sinistra e sta portando al logoramento Rifondazione Comunista. La maggioranza è ancora legata ad una linea congressuale ormai del tutto priva d’efficacia, punta a rappezzare i danni in rocambolesche offensive seguite da subitanee ritirate. Questa è una linea fallimentare».
«E questa – secondo Pegolo – cammina insieme ad un’altra linea pericolosa: il cosiddetto soggetto unico della sinistra, la Cosa Rossa. Il nostro dissenso rispetto a questa proposta è radicale. Pensiamo che essa, accoppiandosi con la scelta di partecipazione organica al governo, stia portando il Partito all’annientamento».
«La manifestazione del 20 ottobre – continua Pegolo – conferma questa analisi. Il milione di comunisti ed esponenti della sinistra sociale non chiedeva la Cosa Rossa. Quello che abbiamo visto è stato un fiume di bandiere rosse, di cui l’80% di Rifondazione comunista e poi quelle del PdCI e della sinistra sindacale. E’ stato il giorno dei comunisti, della loro unità, non della loro liquidazione».
Leonardo Masella, capogruppo Prc al Consiglio Regionale dell’Emilia–Romagna, presiede l’assemblea: “ Abbiamo avuto, come sapete, difficoltà. Ma ora l’Ernesto vola. La vostra presenza qui, oggi, né è la riprova. La nostra rivista ha già raggiunto i mille abbonati. Ma i costi sono altissimi e noi non abbiamo regali da nessuno. Per andare avanti occorre giungere a duemila abbonati. Al lavoro!». E i compagni di Catanzaro consegnano alla presidenza 15 nuovi abbonamenti.
La parola passa ai 300 militanti e dirigenti Prc presenti, provenienti da tutto il territorio nazionale. Dalla Lombardia alla Calabria, dal Piemonte alla Sardegna. Ognuno porta il suo bagaglio di esperienze, i propri problemi territoriali, sempre attenti alla discussione nazionale. Moltissimi i giovani (70 di loro, provenienti da Siracusa, Ancona, Palermo, Vibo Valentia, Vicenza, hanno dormito in un ostello ad Ostia e sono giunti all’assemblea pullman, in evidente stato di allegria).
Uno dietro l’altro, oltre 50 interventi, a rimarcare la volontà di battersi al Congresso per il rilancio del progetto della Rifondazione comunista, della sua autonomia organizzativa, contro lo scioglimento in un soggetto unico. Qualcuno è tradito dall’emozione. «Scusate mi mancano le parole, non ho mai parlato di fronte a tanti compagni – si lascia andare Gianluigi, della Federazione di Sassari». Un lungo applauso lo sostiene e lo incoraggia ad andare avanti.
Le conclusioni spettano a Fosco Giannini, senatore e direttore de l’Ernesto. Tutti attenti, prima di tornare di corsa alla stazione, prendere i treni per il rientro a casa. «La Cosa Rossa – sostiene Giannini – è un colpo sferrato a freddo, privo di basi materiali e teoriche, senza alcuna passione sociale. La fase chiede invece ai comunisti, assieme ai movimenti e alla sinistra sociale, di rimettersi alla testa del conflitto per il cambiamento dei rapporti di forza, unico antidoto per evitare la deriva governista e rimettere al centro la lotta contro la guerra e gli interessi dei lavoratori».
Il Congresso è vicino. Quale, in sostanza, la tesi de l’Ernesto? . Chiarisce Giannini: «Vogliamo salvare e rilanciare il nostro Partito, allargarlo in una più vasta unità comunista e chiediamo perciò alle compagne/i di non abbandonare la militanza e la lotta, non disperdersi. Il nostro obiettivo è ridare voce alla nostra base militante, ai nostri iscritti. Evitare la loro passivizzazione, solo attraverso la quale può passare la Cosa Rossa. Viceversa, nella presa di coscienza, vincerà di nuovo la Rifondazione Comunista».