In coerenza con criteri di lealtà e trasparenza, pubblichiamo volentieri questa intervista del compagno Paolo Ferrero, Segretario nazionale del nostro partito. Ma non comprendiamo fino in fondo il perché di questa sua reiterata insistenza polemica nei confronti della cosiddetta “costituente comunista”.
Nessuno oggi, nel PRC (o nelle altre formazioni di ispirazione comunista) propone una “costituente comunista”, e cioè nessuno propone – se le parole hanno un senso – che un processo unitario, necessariamente a tappe, che coinvolga anche (non solo) PRC e PdCI, possa avere come suo presupposto o punto di partenza un repentino autoscioglimento delle diverse organizzazioni. Sarebbe del tutto irrealistico. Ciò non significa che non si possano fare passi avanti – a nostro avviso assolutamente necessari, qui ed ora – sul terreno imprescindibile dell’ unità d’azione, del confronto politico e teorico e di intese tattiche e di buon senso (anche tra comunisti diversamente collocati) volte a superare forme esasperate di frammentazione (oggi accentuate dall’ennesima scissione del PRC), anche sul piano elettorale. Questo ci sembra un terreno utile – ancorché minimalista – su cui tutti dovrebbero poter convergere con un minimo di ragionevolezza, se non si vuole correre il rischio di uscirne tutti travolti.
Né si può quasi lasciar intendere, in relazione alla prospettiva, che solo le compagne e i compagni di Rifondazione (o alcuni di essi…) possano considerarsi depositari di un processo politico e teorico complesso, inedito, aperto, di innovazione/attualizzazione di una cultura e di una prassi politica comunista, all’altezza dei tempi.
Si tratterebbe, questo sì, di un fondamentalismo d’altri tempi. E non ci sembra, oltretutto, che l’esito attuale di quasi vent’anni della nostra “rifondazione” giustifichi alcuna prosopopea auto-referenziale. In Italia e nel mondo.
Non perdiamo il senso della misura.