Stella esce alla porta due indossando ancora la tuta blu con la scritta «Mirafiori Carrozzerie». Non è iscritta a nessun sindacato: «La tessera costa. Sono divorziata con una figlia e una nipote a carico». Situazione particolarmente drammatica: «Ho cinquantanni, da trenta sono qui in Fiat. Non voterò l’accordo. Questo governo ci ha deluso. Aveva fatto tante promesse e invece di abbassarci le tasse si rifiuta di tassare le rendite. E poi, che cosa hanno fatto sulle pensioni? Hanno spezzettato lo scalone in tanti scalini. Ma l’allungamento dell’età pensionabile resta». C’è di tutto nello sfogo di Stella e dei tanti che come lei, ieri mattina, hanno contestato i leader sindacali venuti a Torino a spiegare i contenuti del protocollo sul welfare. Sarà che, come dice Donata Canta, segretaria della Camera del lavoro di Torino, «molti contestavano l’accordo sulle pensioni senza sapere che li favorisce». Confusione? Così la spiega Morena Piccinini, inviata dalla Cgil nazionale a illustrare la posizione del sindacato di corso d’Italia: «Ho trovato una scarsa conoscenza dei contenuti dell’accordo». Se anche così fosse, è certamente un’aggravante. Non c’è solo confusione. Pasquale, 43 anni, è uno degli animatori del comitato per il no in fabbrica: «Se non ci battiamo noi, che il posto ce l’abbiamo, per difendere i diritti dei precari, chi lo deve fare? Che cosa dico alle mie nipoti che a 25 anni non hanno un lavoro?». A differenza di quanto accadde a dicembre, quando le assemblee di Mirafiori con i segretari di Cgil, Cisl e Uil furono aperte ai mezzi di informazione, oggi si aspetta davanti ai cancelli per capire com’è andata. A mezzogiorno, quando terminano le riunioni, i sindacalisti raccontano di «una contestazione contenuta nei limiti fisiologici». Luigi Angeletti è l’unico dei tre segretari generali a tornare a Torino dopo i fischi di dicembre: «Ho spiegato che questo era il migliore accordo possibile nelle condizioni date. E che senza questo accordo a dicembre entra in vigore lo scalone di Maroni. C’è stato chi ha contestato e chi ha approvato. Il nodo vero da sciogliere è quello dei salari. I lavoratori dipendenti guadagnano troppo poco e accusano il governo di non aver migliorato la loro condizione come si aspettavano». Concetti che Angeletti spiega alle 500 tute blu giunte nella sala mensa: «Il nostro potere è limitato – dice in assemblea – questa maggioranza non ha i numeri al Senato per abolire l’innalzamento dell’età pensionabile». Lo interrompe un operaio: «Se non avete il potere, che ci state a fare?».
Non va meglio a Morena Piccinini che deve fronteggiare 300 operai. La segretaria della Cgil illustra il protocollo poi, verso la fine dell’intervento, viene interrotta da un delegato: «Sono un ex iscritto alla Fiom, voglio spiegarti perché non sono d’accordo». Lei gli passa il microfono e non lo riprenderà più: verrà conteso dai diversi che esprimono la loro rabbia. La stessa di Rosa Carlino, delegata della Fiom, che all’uscita spiega ai cronisti: «Ci sono tante cose che non mi convincono. Che cos’è questa storia del tetto ai lavori usuranti? Che solo 5.000 di noi, ogni anno, potranno andare in pensione? E tutti gli altri? Sembra una lotteria». Anche chi, come Angeletti, può fare ricorso al mestiere che gli deriva da decenni di assemblee a Mirafiori, si trova in difficoltà e viene fischiato sui punti più controversi del protocollo. Alla fine spiega dal microfono: «Riconoscerete che non mi sono sottratto a questo confronto e che ci ho messo la faccia». I delegati riconoscono: «Questo l’ho apprezzato – dice Carlino – ma non mi ha convinto».
Con le assemblee del pomeriggio la musica non cambia. Anche se Anna Maria Furlan, che interviene a nome della Cisl nazionale, parla di «un clima di grande attenzione» e di «voglia di capire i contenuti di un accordo per noi positivo perché dà risposte concrete allepersone che rappresentiamo». Alle 17, quando iniziano le riunioni nelle mense, l’attesa è tutta per Gianni Rinaldini, segretario generale della Fiom. «Una giornata strana», ammette alla fine. Compito non facile il suo: illustrare alle tute blu la posizione di Cgil, Cisl e Uil, che hanno firmato l’accordo, sorvolando sul fatto che il vertice della Fiom ha bocciato l’intesa. Quando esce, alle 19, dai cancelli, Rinaldini ironizza: com’è andata? «Entusiasmante». Ha invitato a votare sì? «Ho illustrato la posizione di Cgil, Cisl e Uil. Ho volato altissimo». Ma anche nella sua assemblea non mancano i mugugni sui punti controversi dell’accordo: il mercato del lavoro, le pensioni, lo straordinario. E quando, Giovanni, un anziano delegato della Fiom prende la parola per dire che «io sono un vecchio militante, mi hanno insegnato a non dividerci tra noi e per questo voterò sì», la sala fischia sonoramente. Rinaldini parla di «un’assemblea molto attenta e tesa». Al termine degli interventi si alza un operaio rivolgendosi direttamente al segretario della Fiom: «Caro Rinaldini, oggi sei venuto tu ma non sono contento. Avrei voluto poter discutere con Epifani e spiegargli perché questo accordo non mi piace».